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Coronavirus: chi ha avuto un trapianto non rischia di più

Uno studio svizzero sembra rassicurare sui rischi del coronavirus chi ha subito un trapianto. KEYSTONE/FR170882 AP/MOLLY RILEY sda-ats

(Keystone-ATS) Le persone che hanno subito un trapianto non presentano rischi maggiori di complicazioni o sovramortalità in caso di contagio da Covid-19. È la conclusione a cui arriva uno studio svizzero, i cui risultati preliminari sono stati pubblicati oggi.

In generale, ricordano oggi in un comunicato l’Ospedale universitario di Ginevra (HUG) e quello di Losanna (CHUV), chi riceve un organo è più esposto a complicazioni legate a infezioni virali respiratorie, a causa del suo regime immunosoppressivo cronico. Si ipotizzava che ciò potesse accadere anche ai pazienti colpiti dal SARS-CoV-2.

Invece, una ricerca condotta dal Centro universitario romando dei trapianti coinvolgendo 5000 soggetti, sembra smentire questa tesi. Fra questi, 21 persone a cui è stato donato un organo si sono ammalate di coronavirus durante le prime sette settimane di epidemia. Avevano un’età mediana di 56 anni (50% più giovani e 50% più vecchi) e avevano ricevuto complessivamente dieci reni, cinque fegati, un pancreas, un polmone e un cuore. In tre casi i trapianti erano stati multipli.

I sintomi d’infezione più frequenti erano febbre (76%), tosse secca (57%), nausea e diarrea (33%) e dispnea (30%). Al momento della diagnosi, il 43% delle volte il paziente presentava ipossia, con bisogno di una somministrazione di ossigeno. Per il 95% si è reso necessario il ricovero: il 24% in terapia intensiva e il 19% intubato.

Dopo un periodo mediano di 33 giorni, 16 persone sono potute tornare a casa, tre erano ancora in ospedale mentre purtroppo due sono decedute. In entrambi i casi si trattava di anziani over 70 con altre patologie gravi.

Malgrado la taglia ridotta del campione, i ricercatori osservano che il tasso d’infezione di SARS-CoV-2 delle persone con trapianti alle spalle e il seguente decorso clinico sono equiparabili a quelli del resto della popolazione ospedalizzata. L’insorgere di complicazioni non è stato maggiore. I risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Transplantation.

Secondo HUG e CHUV, tali conclusioni sono ancora sommarie, ma forniscono informazioni importanti e rassicuranti per questa particolare categoria. Altri studi recenti, realizzati negli Stati Uniti e in Spagna, mostravano invece un tasso di mortalità più alto per i malati di Covid-19 con un organo impiantato.

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