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Coronavirus: Oms, vaccino non sarà pronto prima del 2021

Covid-19, oltre 15 milioni di casi nel mondo KEYSTONE/EPA/MAST IRHAM sda-ats

(Keystone-ATS) Sul vaccino contro il coronavirus i ricercatori stanno facendo progressi ma “realisticamente” non sarà pronto e disponibile prima dell’inizio del 2021. Lo sostiene Mike Ryan, il direttore del programma emergenze dell’Oms.

“Dobbiamo poter guardare le nostre comunità negli occhi e assicurarle che abbiamo preso tutte le precauzioni possibili affinché il vaccino sia sicuro ed efficace prima di poterlo distribuire”, ha detto. “Anche se questo significa rallentare” il processo di sviluppo dell’antidoto anti-Covid19.

Intanto si è appreso che ci sono oltre 15 milioni di casi (15.000.424) di coronavirus nel mondo, secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University. Le vittime sono salite 617.832. Con 3.915.780 persone affette da Covid-19 gli Stati Uniti sono il Paese con il più alto numero di casi, seguiti dal Brasile (2.159.654) e dall’India (1.193.078).

Se in Europa occidentale l’epidemia sembra essere al momento sotto controllo nella maggior parte dei Paesi, “abbiamo ancora trend preoccupanti nell’Europa meridionale e nei Balcani”: è l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Sui due fronti europei più caldi – Spagna a ovest e Romania a est – le infezioni da Covid-19 non sembrano volere arretrare, anzi. “Non siamo ancora fuori pericolo nell’ambiente europeo. Serve una vigilanza costante”, ha ammonito Mike Ryan, il capo del programma per le emergenze dell’Oms.

In Spagna i focolai del virus continuano ad aumentare di numero, con la Catalogna sempre al centro dell’emergenza: sono ormai 224 secondo i dati resi noti dalle autorità sanitarie del Paese , 23 in più rispetto a due giorni fa, con 2.622 contagiati.

La maggior parte dei nuovi positivi sono collegati ad attività di raccolta della frutta, oltre a luoghi in cui le misure di prevenzione vengono allentate, come gli ambienti familiari e le discoteche. Secondo gli ultimi dati ufficiali, in Spagna si contano ora 266.194 casi e 28.424 morti.

Parallelamente, la Romania ha registrato un nuovo record giornaliero: 1.030 contagi in 24 ore, il numero più alto dall’inizio della pandemia, per un totale di 40.163 casi. Si tratta del Paese dei Balcani più colpito, ma segnali allarmanti arrivano anche dalla Serbia, dove resta alta la curva dei nuovi contagi (426), e dalla Bosnia Erzegovina, che ha registrato il numero record per il Paese di 324 nuove infezioni.

Dati preoccupanti arrivano però anche dal nord Europa, dal Belgio in particolare, dove tra il 12 e il 18 luglio i nuovi casi sono aumentati dell’89% rispetto alla settimana precedente. Tanto che il centro nazionale per la gestione della crisi ha sottolineato che bisogna “agire rapidamente” per evitare nuove misure di contenimento.

Intanto la Svezia, che in termini di vittime ha già uno dei bilanci più pesanti al mondo rispetto al numero di abitanti, ha diffuso uno scenario che prevede altri 3.000 morti per il virus. Mentre 25 medici e scienziati svedesi, in una lettera aperta sul quotidiano Usa Today, hanno invitato il mondo a non seguire il modello di Stoccolma, fautrice della linea morbida nella gestione dell’emergenza sanitaria.

Fuori del Vecchio Continente, riflettori puntati sull’Australia, che ha registrato un record di 501 nuovi contagi in un giorno, quasi quattro mesi dopo il picco della pandemia nel Paese: oltre il 96% dei casi sono nello Stato di Victoria, dove le autorità sono alle prese da giorni con un grosso focolaio a Melbourne.

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