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Coronavirus: turismo svizzero, rischio ondata fallimenti

A causa della crisi del coronavirus vi è il rischio di un'ondata di fallimenti nel settore del turismo svizzero (foto simbolica) KEYSTONE/URS FLUEELER sda-ats

(Keystone-ATS) Il settore del turismo svizzero è molto preoccupato. L’epidemia di Covid-19 ha comportato gravi perdite di fatturato e ha fatto calare il tasso di occupazione, secondo un sondaggio realizzato in aprile presso 3500 imprese dalle associazioni di categoria.

Il settore esige altri sostegni.

Per il mese di maggio il settore alberghiero prevede un tasso di occupazione di circa il 9%. Tale tasso non dovrebbe superare il 20-24% nei mesi tra giugno e agosto, secondo il sondaggio.

Le prenotazioni sono crollate finora con il 75% di cancellazioni per i mesi di maggio e giugno. Il fatturato segue la tendenza con perdite di 8,7 miliardi di franchi per i mesi da marzo a giugno, secondo una nuova stima della Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale (HES-SO). Tutti questi risultati “sono allarmanti”, scrivono in un comunicato le associazioni di categoria.

Crediti Covid-19 a tasso zero

Per affrontare la situazione il 79% delle aziende interrogate ricorrono al lavoro ridotto. Una percentuale che si eleva al 90% per le imprese degli impianti di risalita, della ristorazione e alberghiera.

I crediti d’urgenza, altra misura di sostegno introdotta dalla Confederazione, hanno meno successo: solo il 41% degli intervistati vi fa ricorso. “Molte PMI temono un aumento dell’indebitamento e degli interessi e per questa ragione non li utilizzano a pieno”, afferma Casimir Platzer, presidente di GastroSuisse, citato nel comunicato.

L’indebitamento degli alberghi è salito fino al 50% in alcune regioni, indica il sondaggio. Di conseguenza il settore del turismo “esige che i crediti Covid-19 siano autorizzati a tasso zero per tutta la durata della loro validità e auspica che il Parlamento autorizzi nell’ambito di una procedura ordinaria, la cancellazione dei rimborsi di crediti in caso di difficoltà”.

30’000 impieghi in pericolo

Circa il 23% delle aziende intervistate stima il proprio rischio di fallimento “elevato”. Le zone più colpite sono il Ticino, la Svizzera occidentale, e la regione di Basilea. “Attualmente più di 30’000 posti di lavoro sono in pericolo”, sottolinea la nota.

Le associazioni del turismo chiedono ai politici di “estendere le misure di sostegno finanziario nell’ambito di un programma congiunturale”. Seguendo l’esempio della Germania “questo pacchetto potrebbe, per esempio, includere una sezione sull’adeguamento dell’imposta sul valore aggiunto nel settore della ristorazione”.

“Stimolare la domanda”

Per “evitare un crollo del turismo quest’estate”, gli operatori del settore chiedono alla Confederazione prospettive più chiare. Al momento si prevede una uscita progressiva dalla crisi solo per i ristoranti (a partire dall’11 maggio). “La popolazione deve ora pianificare le proprie vacanze in Svizzera e poter approfittare dell’intera offerta turistica”, sostiene Nicolo Paganini, presidente della Federazione svizzera del turismo, citato nel comunicato stampa.

Il ramo chiede inoltre alla Confederazione di accompagnare la riapertura “di un programma di impulso per stimolare la domanda”. L’obiettivo è quello di “mostrare ai potenziali ospiti nazionali e internazionali che nel nostro Paese ci sono opportunità sicure per rilassarsi”. E poiché i preparativi per un viaggio possono iniziare fino a sei mesi prima della partenza, il settore ritiene che “conviene già rivolgersi ai mercati esteri, tanto più che la concorrenza internazionale aumenterà notevolmente”.

L’indagine del settore turistico sulla situazione attuale è stata effettuata dal 20 al 23 aprile. È stata condotta sotto l’egida della Federazione svizzera del turismo e in collaborazione con Svizzera Turismo e l’Istituto del turismo di HES-SO Vallese, HôtellerieSuisse, GastroSuisse, Impianti di risalita svizzeri e l’Associazione svizzera dei gestori del turismo.

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