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Costa Allegra: passeggeri, "meglio non proseguire vacanza"

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 marzo 2012 - 07:58
(Keystone-ATS)

"Dopo la tragedia del Giglio, tutto sommato mi sono fidato e mi sono detto: non potrà mica succedere un guaio un'altra volta, e invece...". Così all'aeroporto di Fiumicino commenta la disavventura della Costa Allegra il signor Giuseppe, di Roma, uno dei passeggeri rimpatriati stamani da Mahè con un volo della compagnia Neos.

Nelle dichiarazioni dei passeggeri giunti a Roma, visibilmente provati, una parte dei quali proseguirà ora per altre destinazioni, spicca il disagio per le condizioni ambientali ed igieniche vissute, e traspare il sollievo per la fine dell'odissea, con la voglia di chiudere in fretta questo capitolo e lasciarselo alle spalle. Sono quelli che hanno deciso di non proseguire la vacanza ("Non era proprio il caso", il ritornello) e annunciano richieste di risarcimento "adeguato" alla compagnia.

"Dopo il fatto della Concordia abbiamo avuto paura - riferisce un altro passeggero - ci hanno fatto andare ai punti di raccolta e siamo stati fermi lì. non sapevamo nulla di cosa fosse successo. Le scialuppe erano pronte, poi tutto per fortuna è rientrato. Siamo comunque stati assistiti bene, il personale si è sfinito per noi. Un giorno alla deriva, ma per fortuna non è successo nulla.

Siamo in tutto rimasti in balia quattro giorni e tre notti: lascia perplessi il fatto che, in caso di emergenza, non ci fosse qualcosa che garantisse almeno un mimino a livello tecnico a bordo. Non si poteva proseguirè però la vacanza: io e la mia famiglia abbiamo deciso che era meglio tornare a casa. Ci hanno già proposto un risarcimento ma è da ridere: un indennizzo pari al biglietto, 900 euro. Mi sembra che non sia adeguato".

"Il disagio maggiore? Il fatto di non poter andare al bagno - racconta un altro passeggero - la nave era piena di feci in diversi punti e poi la puzza. Abbiamo potuto mangiare solo panini freddi e toast, non si poteva cucinare nulla. Chiederemo senz'altro un risarcimento, vedremo ora il da farsi".

A sua volta Jonathan, di Roma: "All'inizio, quando abbiamo visto il fumo, c'è stato panico, soprattutto quando si sono spente le luci di emergenza e siamo rimasti al buio. Non era poi proprio il caso di proseguire: vogliamo staccare da quanto è successo, mi sarei sentito a disagio nel proseguire questa vacanza, ormai rovinata".

E un altro, Andrea, di Genova: "Quando abbiamo visto il fumo ci siamo assai preoccupati: ci hanno fatto indossare i giubbotti di salvataggio ed eravamo pronti all'evacuazione, poi per fortuna non è successo l'irreparabile. Comunque l'assistenza del personale è stata soddisfacente". "È stata comunque dura - dice una passeggera - la puzza, i bagni inutilizzabili, il caldo, il sole a picco a 40 gradi. Si stava meglio la notte del giorno".

Un altro passeggero di Genova, Alessandro, porta un elemento di riflessione sul comportamento di alcuni passeggeri: "Mi ha lasciato sconcertato il fatto che solo un'ora dopo l'incendio, rientrata l'emergenza, già molti pensassero all'indennizzo e al risarcimento da chiedere, piuttosto che pensare che avremmo potuto rischiare la vita. A volte si pensa subito ai soldi e non a valori più importanti".

"Ci hanno assistito abbastanza bene, non possiamo lamentarci - racconta Annamaria, di Agropoli - un pò di paura all'inizio, ma niente di grave. L'igiene era il peso più grave ma in quelle condizioni non si poteva pretendere di più. Proseguire la vacanza? Siamo stanchi, vogliamo dimenticare e non vediamo l'ora di tornare a casa".

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