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Credit Suisse: schiaffo a dirigenza, 40% azionisti respinge bonus

Assemblea degli azionisti di Credit Suisse KEYSTONE/ENNIO LEANZA sda-ats

(Keystone-ATS) I top manager di Credit Suisse hanno vissuto probabilmente giornate più gradevoli di quella odierna: nonostante i mea culpa e i distinguo una larga fetta degli azionisti, pari al 40%, ha detto no alla politica dei bonus miliardari a fronte di perdite abissali.

E oltre alle solite bastonate dei piccoli risparmiatori tipiche delle assemblee generali, questa volta i dirigenti si sono visti piovere dal cielo anche attivisti di Greenpeace.

La vigilia dell’appuntamento odierno era stato assai turbolento: in molti avevano espresso critiche per un approccio retributivo che vedeva i manager coprirsi d’oro per un esercizio 2016 chiuso in profondo rosso: una perdita di 2,7 miliardi, dovuta anche a una maxi multa negli Usa per per la vicenda dei subprime. Tutto questo mentre il corso dell’azione non faceva proprio una bella figura.

I vertici erano corsi ai ripari, tagliandosi del 40% i bonus: un annuncio fatto durante il weekend di passione di Pasqua. E alla vigilia dell’assemblea il CEO Tidjane Thiam – che pur dopo la sforbiciata in busta paga ha potuto contare su 10,24 milioni per 12 mesi di lavoro, tanto quanto uno svizzero medio guadagna in 137 anni e un ticinese in 166 anni – aveva argomentato che non è giusto punire le persone per errori di altri.

Ciò nonostante diversi fra i 1640 azionisti presentatisi oggi all’Hallenstadion di Zurigo hanno avuto parole molto dure nei confronti della dirigenza: primi fra tutti Hans-Jacob Heitz, un avvocato zurighese spesso in prima linea nella difesa dei piccoli risparmiatori, che ha invitato a fermare quello che ha definito il “brigantaggio” in atto nei piani alti della banca.

Un altro azionista, Richard Fischer ha parlato di un’immagine catastrofica per la banca. E rivolgendosi al presidente del consiglio di amministrazione (Cda) Urs Rohner ha detto: “non sa quello che sta facendo e con la sua smodatezza provoca l’intervento dello stato”. Ma non sono stati soltanto i “pesci piccoli” a ribellarsi: anche importanti consulenti quali ISS, Glass Lewis ed Ethos hanno inviato a votare no a diversi punti all’ordine del giorno.

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