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Crimini violenti, giudici e periti responsabili in caso recidiva

(Keystone-ATS) La legislazione elvetica nei confronti di pedofili e altri criminali violenti non è sufficientemente dura. Dopo essere stata tra le promotrici dell’iniziativa popolare, accettata alle urne nel 2004, per l’internamento a vita dei criminali pericolosi incurabili, Anita Chaaban ha lanciato due nuovi testi costituzionali con cui intende chiamare in causa giudici e periti, fino al loro licenziamento in caso di errore, nonché istituire un registro nazionale per la valutazione dei criminali sessuomani o violenti.

Le due iniziative sono state presentate oggi a San Gallo dal comitato promotore cui non appartengono politici. I fautori dei testi vorrebbero inasprire ulteriormente l’esecuzione delle pene cui sono condannati i criminali violenti, sulla scorta anche di recenti fatti di cronaca, come l’uccisione lo scorso autunno a Ginevra di una socioterapeuta da parte di uno stupratore recidivo.

Con l’iniziativa popolare “Responsabilità per la recidiva di criminali sessuomani o violenti” presentata l’8 aprile scorso alla Cancelleria federale per l’esame formale e pubblicata oggi sul Foglio federale, Anita Chaaban ha compiuto quindi un passo ulteriore, chiamando in causa giudici e periti in caso di errori.

Il testo prevede infatti che “l’autorità competente risponda dell’eventuale recidiva del criminale che al momento della condanna è considerato pericoloso e a rischio di recidiva e che viene liberato anticipatamente mentre è detenuto, internato o soggetto a un’altra misura oppure che ottiene un congedo o beneficia di una misura che lo autorizza a lasciare lo stabilimento in cui è collocato”.

Se, in seguito a una decisione sbagliata, una persona perde la vita, subisce lesioni gravi o è vittima di violenza carnale, coloro che hanno autorizzato la liberazione anticipata, il congedo o la misura grazie alla quale il criminale ha potuto lasciare lo stabilimento devono essere licenziati.

Alla vittima e ai suoi congiunti deve essere riconosciuta un’indennità e una riparazione del torto morale adeguate. Nel testo non viene fatta distinzione tra responsabilità civile o penale.

La seconda iniziativa domanda l’istituzione di un registro centrale per la valutazione dei criminali sessuomani o violenti. Mediante questa modifica costituzionale, s’intendono facilitare le operazioni di ricerca di criminali pericolosi, evitando in questo modo che lacune informative conducano a valutare in modo errato queste persone.

Particolarità del registro: i dati e le informazioni dettagliate ivi contenute (condanne, informazioni sul criminale e modalità di esecuzione delle pene) non potranno essere cancellati. La banca dati dovrà essere consultata sistematicamente non solo dai giudici, ma anche dai terapisti e dagli operatori che lavorano nell’ambito della riabilitazione.

Le iniziative hanno superato l’esame formale della Cancelleria federale. La raccolta delle 100 mila firme può incominciare. I promotori hanno tempo fino al 29 ottobre 2015. L’Assemblea federale si pronuncerà sulla validità dei testi costituzionali solo quando le iniziative saranno formalmente riuscite.

Anita Chaaban si è detta fiduciosa circa l’esito delle iniziative, almeno per quanto riguarda la raccolta di fondi e di adesioni. Ai media ha spiegato di non voler mettersi in mostra, ma di lottare per ciò che considera giusto.

Seppur consapevole che l’iniziativa sulla responsabilità dei giudici e dei periti verrà aspramente combattuta da vari ambienti, i casi in cui criminali condannati sono tornati ad uccidere non fanno che rafforzare le sua convinzione di essere nel giusto, ha sottolineato.

Anita Chaaban si è lanciata in politica nel 1998, due anni dopo il dramma che sconvolse la sua vita: sua nipote venne infatti violentata da un criminale recidivo e gettata in un canale; sopravvisse solo grazie all’intervento di un passante.

Il violentatore della nipote dovrebbe essere liberato tra qualche mese, ha ricordato Chaaban ai media, sottolineando che le due iniziative non avranno alcun effetto su di lui, poiché detenuto in Austria.

Le due iniziative hanno già causato varie reazioni. Stando al professore di diritto pubblico all’Università di Basilea Markus Schefer, la prima iniziativa attenta all’indipendenza dei giudici, dal momento che certi verdetti potrebbero sfociare in una sanzione nei loro confronti. La seconda iniziativa lede il diritto all’autodeteminazione in materia di informazioni (estesa raccolta di dati, mai cancellati).

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