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Crisi: maxi salva-Stati più vicino, si tratta su cifre

(Keystone-ATS) Il fondo salva-Stati deve aumentare, anche la Merkel ne è convinta, e l’Eurozona fa i conti in vista di venerdì, quando i ministri delle finanze si riuniranno a Copenaghen per dare vita a quello che l’Ocse vorrebbe fosse “la madre di tutti i salva-Stati”. Ma sulla cifra finale i giochi sono ancora tutti aperti.

“Gli squilibri economici nella zona euro sono stati affrontati in modo incompleto, creando una nuova instabilità a metà 2011”, e ciò rende “necessario aumentare il fondo salva-Stati per fornire sostegno credibile ai paesi vulnerabili”, avverte oggi l’Ocse nell’ultimo rapporto sull’Eurozona. “Credibile” vuol dire di circa mille miliardi di euro, ovvero la “madre di tutti i salva-Stati”, come l’ha definito oggi il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria.

Ma l’idea di arrivare a mille miliardi, sostenuta anche dalla Commissione europea, per ora è poco realistica: Berlino ha acconsentito ad un utilizzo parallelo dei due fondi salva-Stati (quello temporaneo, Efsf, 440 miliardi, in scadenza a luglio 2013, e quello permanente, Esm, 550 miliardi, operativo da luglio 2012), ma è contraria a sommare le loro capacità.

Il timore tedesco è di impegnarsi su cifre troppo elevate, vicine ai tre zeri, che dovranno poi essere mantenute tali in modo permanente. La mediazione che propone come alternativa è un utilizzo parallelo dei due strumenti, ma sommando ai 500 miliardi del Esm i 192 che l’Efsf ha già impegnato per la Grecia. Ovvero, l’aumento sarebbe solo nominale e la capacità di prestito resterebbe ferma a 500.

Intanto la Germania oggi frena anche sulla Tobin tax, almeno quella a livello europeo: “non la otteniamo”, ha detto il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble annunciando di aver rinunciato definitivamente all’idea. E subito il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, contrario alla Tobin solo nell’Ue, chiede ai governi di riflettere su “soluzionì alternative” per raggiungere lo stesso obiettivo, ovvero far pagare alla finanza una parte del costo della crisi.

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