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CSt: cooperazione internazionale, via libera a strategia governo

La strategia è stata approvata, ma la sinistra (in immagine il "senatore" Carlo Sommaruga (PS/GE)) voleva ancora più soldi. KEYSTONE/ALESSANDRO DELLA VALLE sda-ats

(Keystone-ATS) La strategia di cooperazione internazionale 2021-24 formulata dal governo ha ricevuto oggi il semaforo verde dal Consiglio degli Stati, che a larga maggioranza si è allineato al sì partorito dal Nazionale lo scorso giugno.

Le due Camere divergono sulla possibilità di legare gli importi stanziati alla situazione economica.

La strategia prevede un contributo globale per i prossimi quattro anni di 11,25 miliardi di franchi, 147 milioni in più del periodo precedente. Il programma si muove in quattro direzioni principali: lotta al cambiamento climatico, alle cause delle migrazioni, creazione di impieghi dignitosi e promozione dello Stato di diritto.

La cooperazione sarà inoltre più mirata, in modo da accrescere ulteriormente l’efficacia dei suoi interventi. Il piano è negli interessi sia dei Paesi sostenuti sia della Svizzera, ha detto il relatore di commissione Damian Müller (PLR/LU) difendendo quanto elaborato dal Consiglio federale.

Meno convinta, perlomeno sull’ammontare dei contributi, la sinistra, che ha cercato invano di correggere il messaggio governativo ottenendo più soldi. “Il contesto mondiale cambia, ma i nostri dibattiti non evolvono allo stesso ritmo”, si è lamentato Carlo Sommaruga (PS/GE) chiedendo di incrementare i fondi. Anzi, secondo il “senatore”, “gli obiettivi stanno regredendo” e si sta perdendo di vista l’obiettivo principale, ovvero la lotta alla povertà, concentrandosi solo sull’economia elvetica. Christian Levrat (PS/FR) ha sottolineato dal canto suo come l’aumento auspicato sia più una questione simbolica che finanziaria.

Tali argomenti, come già successo alla Camera del popolo nel corso dell’ultima sessione estiva, non hanno però fatto breccia. Un aumento del credito, mediante il quale si intendeva raggiungere entro il 2024 una quota di aiuto pubblico allo sviluppo dello 0,5% del reddito nazionale lordo, è stato respinto. Stesso destino per la richiesta di arrivare allo 0,7%.

Gli Stati hanno invece preso le distanze dal Nazionale, dove ora tornerà il dossier, su un punto, vale a dire la proposta firmata dal PLR di stabilire e inserire nella strategia un importo massimo annuo, basato sullo sviluppo economico e sul piano di riduzione dei debiti contratti a causa della crisi scatenata dal Covid-19.

Vista la delicata e incerta situazione attuale, “le discussioni in commissione sono state intense, ma il risultato è stato chiaro”, ha riferito Müller. La disposizione, secondo cui in poche parole si sarebbe dovuto tener conto ogni anno dell’eventuale recessione o ripresa economica al momento di fissare i contributi, è stata dunque tacitamente bocciata. Presente in aula, il consigliere federale Ignazio Cassis ha affermato che non sarebbe possibile agire in funzione dei bisogni.

Infine, i senatori hanno dato seguito a una mozione della consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter (PPD/BL), che chiede una riforma della cooperazione allo sviluppo. Quattro i punti cardine accolti: rielaborare le priorità geografiche, verificare l’efficacia dei progetti a lungo termine, destinare maggiormente l’aiuto umanitario ai Paesi che accolgono profughi in quella regione e poggiare maggiormente la cooperazione internazionale sulle imprese svizzere. Il restante, ovvero ridurre i programmi negli Stati che non sono pronti per una riforma, era già stato ritenuto non attuabile da Nazionale e governo.

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