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Dallas: scritte con sangue, cecchino preparava altri attacchi

Nuovi, inquietanti sviluppi della tragedia di Dallas. KEYSTONE/AP The Dallas Morning News/TING SHEN sda-ats

(Keystone-ATS) Misteriose scritte col suo sangue e piani di morte più devastanti. Gli ultimi sviluppi delle indagini sul cecchino afroamericano di Dallas rendono ancora più inquietante l’America.

Dove, dopo l’uccisione brutale di due neri per mano di agenti, si susseguono minacce e spari a caserme di polizia in Texas, proteste che dilagano nel Paese con l’appoggio di celebrities nere della musica e dello sport, nonché decine di arresti tra i manifestanti (230 solo sabato notte), tra cui un leader del movimento ‘Black lives matter’.

Un’America smarrita che da Madrid, tappa finale del suo ultimo viaggio in Europa, Barack Obama cerca di invitare alla calma, al rispetto, alla reciproca comprensione prima di recarsi martedì a Dallas per i funerali dei cinque poliziotti uccisi intervenendo ad una cerimonia interreligiosa.

Il profilo del cecchino appare allarmante. Gli investigatori hanno reso noto che mentre era barricato in un garage dopo la strage, Micah Johnson, ha scarabocchiato alcune lettere con il suo sangue sui muri, lasciando tra l’altro la sigla ‘Rb’ che ora si sta tentando di decifrare, utilizzando anche il materiale sequestrato nella sua abitazione.

Un piccolo arsenale e una agenda da cui emergerebbe che pianificava attacchi “di maggiori proporzioni”, tra cui “esplosioni con effetti devastanti a Dallas e nel nord del Texas”, come ha rivelato alla Cnn il capo della polizia locale, David Brown. L’uccisione di Alton Sterling a Baton Rouge, Louisiana, e di Philando Castile a St. Paul, Minnesota, deve aver accelerato i suoi progetti.

Ma Johnson ha improvvisato con grande abilità, documentandosi sul percorso della marcia di protesta e sfruttando l’addestramento tattico di una scuola locale per sparare in movimento dai tetti, facendo credere alla polizia che i cecchini fossero più d’uno. Poi si è preso gioco anche dei negoziatori, raccontando loro bugie, deridendoli e cantando, prima di essere ucciso da un robot con un ordigno esplosivo. Una scelta che Brown ha difeso per non mettere a rischio la vita di altri agenti.

A Dallas la tensione è risalita sabato sera quando il dipartimento di polizia è stato blindato in seguito ad una serie di minacce anonime e alla segnalazione di un uomo sospetto in un garage vicino, dove però le unità speciali non hanno trovato nessuno. Oggi invece un’auto ha urtato quella di una pattuglia parcheggiata di fronte alla casa di uno dei cinque agenti massacrati: si indaga per accertare se si tratta di un incidente o di un atto deliberato.

Nella notte invece alcuni colpi d’arma da fuoco hanno colpito il dipartimento di polizia di un’altra città texana, San Antonio, senza ferire nessuno: si cerca di capire se si ci siano legami con le proteste in corso. Proteste che continuano pacificamente nelle principali città del Paese, da New York a San Francisco.

Ma non a Baton Rouge e a St. Paul, teatri delle brutali uccisioni finite sul web e dove la rabbia resta forte. Nella città della Lousiana sono state arrestate oltre 100 persone, tra cui Deray Mckesson, giovane leader del movimento ‘Black lives matter’, che difende la causa dei neri contro gli abusi della polizia e che ha filmato in diretta il suo fermo. Altrettante sono finite in manette a St Paul, perché bloccavano l’interstate 94 che collega la città a Minneapolis: gli agenti hanno dovuto usare i lacrimogeni e 27 di loro sono rimasti feriti nei tafferugli. Ma una trentina di persone sono state arrestate anche a Chicago, diventata la città più violenta d’America, con un triste primato di omicidi e criminalità.

Obama ha invitato alla calma, evitando ogni violenza. “Chiunque sia preoccupato dalla giustizia e attacca la polizia, sabota la propria causa, e se commette un delitto deve essere perseguito”, ha ammonito. E comportandosi così, perderà alleati nella sua causa. Invece, ha proseguito il presidente, “mantenere un tono rispettoso e veritiero aiuterà a migliorare la società americana apportando i veri cambiamenti, che poi è l’obiettivo finale”.

“Credo che la gente, negli Stati Uniti, voglia che le relazioni tra la polizia e le comunità migliorino”, ha aggiunto. “Ma bisogna anche rispettare – ha concluso – la frustrazione che queste comunità sentono. Voglio che tutte le parti si ascoltino ed è quello che vogliamo ottenere nelle prossime settimane”. La sfida resta quella ardua della riconciliazione dell’America in bianco e nero.

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