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Danni zucchero noti da 50 anni, industrie li coprirono

Le industrie hanno mascherato gli effetti negativi dello zucchero nei propri prodotti anche con mezzi poco leciti (foto simbolica d'archivio). Keystone/AP/MATT ROURKE sda-ats

(Keystone-ATS) Il film già visto per il fumo, con le industrie impegnate a mascherare gli effetti negativi dei propri prodotti anche con mezzi poco leciti, è avvenuto cinquant’anni fa anche per lo zucchero.

A scoprire la “pistola fumante” una ricerca su documenti dell’epoca pubblicata dalla rivista Jama Internal Medicine, da cui emerge che alcuni scienziati accettarono dietro pagamento di pubblicare ricerche falsate.

A rilevare i fatti è stata Cristin Kearns, ricercatrice dell’università di San Francisco, che ha trovato nei sotterranei della biblioteca di Harvard documenti su due famosi nutrizionisti dell’università, Fredrick Stare e Mark Hegsted, che lavoravano a stretto contatto con la Sugar Research Foundation, un gruppo di pressione delle aziende alimentari.

Il gruppo chiese a Hegsted di scrivere una review, un articolo che passa in rassegna le ricerche precedenti su un dato tema, che andasse contro i risultati di alcuni studi appena usciti che legavano il saccarosio alle coronaropatie. “Il gruppo – si legge nell’articolo – pagò l’equivalente di 48mila dollari attuali a Hegsted e al collega Robert McGandy, che non rivelarono mai la donazione. I due misero da parte gli studi sullo zucchero, e conclusero che c’era una sola modifica alla dieta che poteva prevenire le malattie cardiache, la diminuzione di colesterolo e grassi saturi. Le loro review furono pubblicate nel 1967 dal New England Journal of Medicine, che all’epoca non chiedeva di rendere noti i conflitti di interessi”.

Il gruppo, che ora si chiama Sugar Association, ha negato ogni addebito, limitandosi a riconoscere che all’epoca ‘poteva esserci più trasparenza’. Le review però, secondo gli autori dello studio, hanno influenzato la ricerca successiva. “Questo – sottolinea Stanton Glantz, uno degli autori -, riuscì a dirottare la discussione sugli zuccheri per decenni”.

Anche in tempi più recenti, ricorda un articolo di accompagnamento sulla stessa rivista, ci sono stati diversi tentativi di sminuire il rischio dovuto agli zuccheri.

Lo scorso anno il New York Times scoprì che la Coca Cola aveva finanziato con milioni di dollari ricerche su questo tema, mentre lo scorso giugno l’Associated Press ha dimostrato che alcune industrie alimentari avevano finanziato uno studio che dimostrasse che i bambini che mangiano caramelle pesano meno degli altri.

“Che ci siano grossi interessi industriali in questo campo è fuori discussione – commenta l’italiano Silvio Garattini, direttore scientifico dell’istituto Mario Negri di Milano – e spesso le industrie si appoggiano a ricercatori poco professionali che assecondano le loro richieste. Questo riguarda il mondo alimentare ma anche molti altri campi, si pensi anche ai farmaci. Anche a me è successo che le aziende provassero a fare pressioni all’inizio della mia carriera, poi hanno smesso. E’ difficile difendersi perché le risorse in campo sono asimmetriche, ci dovrebbe essere un controllo molto incisivo degli organismi indipendenti dello Stato, che non sempre avviene. Inoltre si potrebbe avere un maggiore senso critico anche della popolazione generale se venissero insegnati meglio i principi della scienza. Questo darebbe gli strumenti per giudicare, ma in questo paese si parla di tutto tranne che della scienza”.

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