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Danthine (BNS) sostiene idea di un fondo privato

(Keystone-ATS) La questione di creare un fondo sovrano in Svizzera alimentato dalle enormi riserve di divise estere fomenta le discussioni. Il vicepresidente della direzione della Banca nazionale (BNS) Jean-Pierre Danthine predilige una soluzione privata.

“In Svizzera esiste un vero trilemma”, sostiene il 65enne sulle colonne del giornale economico Agefi: “non possono esserci al contempo tassi di cambio stabili, una bilancia delle transazioni correnti positiva e una forte preferenza per gli investimenti all’interno del paese”.

Danthine, che a fine mese andrà in pensione, considera problematica l’attuale timidezza degli investitori privati e istituzionali elvetici, molto meno disposti di prima ad investire all’estero. “La forza del franco ne è il risultato vista la nostra bilancia delle transazioni correnti positiva”, afferma.

Creare un fondo sovrano, dentro o al di fuori della Banca nazionale, sarebbe un approccio statale al problema, ma si rivolgerebbe soltanto al sintomo e non alla causa, spiega Danthine, al timone del secondo dipartimento della BNS che si occupa di stabilità finanziaria, banconote, contabilità e controlling. Egli incoraggia a riflettere su una soluzione privata.

Gli investitori privati e soprattutto quelli istituzionali e le casse pensione potrebbero unirsi per creare un grande fondo in valute estere per investire nel mondo in maniera diversificata per ridurre al massimo i rischi, suggerisce nell’intervista il vicepresidente della direzione della BNS. Pur dubitando “un po'” che ciò sia realistico, giustifica l’arma degli interessi negativi per scoraggiare gli investimenti in franchi.

Sul piano privato Danthine, di doppia cittadinanza belga e svizzera, professore di economia alla facoltà di alti studi commerciali dell’Università di Losanna per quasi trent’anni, insegnerà da subito e per qualche mese alla prestigiosa Columbia University di New York. Entrerà inoltre nel Consiglio della fondazione filantropica Leenaards a Losanna.

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