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DFF: fiscalità continuerà a dominare appuntamenti politici

(Keystone-ATS) BERNA – La fiscalità resterà la sfida numero uno della nuova Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) in seno al Dipartimento federale delle finanze (DFF). È quanto sostiene il suo capo Michael Ambühl. Responsabile dei negoziati internazionali su questo tema, la SFI ha molta carne al fuoco. I primi risultati sono attesi in autunno.
Il Consiglio federale ha incaricato mercoledì il DFF di avviare discussioni esplorative con Bruxelles sulla fiscalità delle imprese, ha ricordato oggi Ambühl alla stampa. Questo problema è già stato affrontato tra i due partner, ma si tratta ora di esaminarlo da un nuovo profilo, ossia da quello del codice di condotta dell’Unione europea (UE).
La SFI è pure attiva in merito alle imprese il cui fallimento metterebbe in pericolo l’economia svizzera, ossia le cosiddette banche “too big to fail” (troppo grandi per fallire). Tuttavia, per il momento la SFI attende il rapporto che il gruppo di esperti ad hoc deve trasmettere entro la fine del mese al Consiglio federale. Ambühl ha anche sottolineato che attualmente “non vi sono sintomi” secondo cui un’altra banca svizzera registrerebbe difficoltà paragonabili a quelle dell’UBS.
Da tempo, la Svizzera studia il mezzo migliore per colmare i fallimenti in materia di fiscalità del risparmio, nell’ottica dei desideri espressi da Bruxelles. Su questo dossier – ha precisato Ambühl – l'”UE ha un certo ritardo interno”. Il Segretario di Stato spera che progressi possano essere realizzati in autunno. Egli rileva inoltre che l’opzione di un’imposta liberatoria prelevata alla fonte interessi certi membri dell’UE.
In autunno è anche previsto un nuovo incontro con la Germania tra Hans-Rudolf Merz e il collega tedesco Wolfgang Schäuble. Allora si vedrà se i due partner potranno accordarsi su una nuova convenzione di doppia imposizione.
Rifiutando di fornire particolari sul contenuto delle discussioni, Ambühl ha ricordato i principali punti da risolvere: regolazione dei fondi non dichiarati, introduzione di un’imposta liberatoria alla fonte e soluzione della questione dell’acquisto di dati bancari rubati. La Svizzera – ha concluso Ambühl – deve restare competitiva, senza correre il rischio di ritrovarsi ogni quindici giorni su una lista dei paradisi fiscali.

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