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Dimissioni Merz: PLR rammaricato, UDC e Verdi vogliono seggio

(Keystone-ATS) BERNA – Le dimissioni del consigliere federale Hans-Rudolf Merz sono state accolte con rincrescimento dal suo partito che ha anche tenuto a ringraziarlo – così come Economiesuisse e USAM – per l’oculata gestione delle finanze della Confederazione.
I liberali-radicali hanno inoltre ribadito il diritto del partito a conservare il seggio: non con il presidente Fulvio Pelli che ha già affermato di non essere candidato. La poltrona lasciata vacante dall’appenzellese è già stata rivendicata sia a destra, dall’UDC, che a sinistra, dai Verdi.
“Coloro che pensano di sottrarre il seggio al PLR, mettono in pericolo il principio della concordanza e giocano con il fuoco”, ha sottolineato Gabi Huber, presidente del gruppo PLR alle Camere, rispondendo a certi appetiti, quelli dei Verdi in primis.
Gli ecologisti hanno infatti rivendicato la poltrona di Merz: i Verdi hanno 24 rappresentanti in parlamento e vantano diverse esperienze negli esecutivi cantonali e comunali, i tempi per un posto in Consiglio federale sono dunque maturi, hanno affermato.
Il seggio vacante fa gola anche all’UDC che sostiene, quale maggior partito elvetico, di aver diritto a due rappresentanti in governo. Il gruppo parlamentare deciderà la strategia da seguire il 16 agosto. I democentristi ritengono comunque che la partenza di due consiglieri federali – Hans-Rudolf Merz e Moritz Leuenberger (che lascerà in dicembre) – rappresenti un’occasione per discutere della futura composizione dell’esecutivo con PS, PLR e PPD.
Quest’ultimo partito – che lo scorso anno aveva lanciato il friburghese Urs Schwaller alla successione di Pascal Couchepin – non intende però sbilanciarsi. Il presidente Christophe Darbellay ha approfittato dell’occasione per puntare il dito contro PLR e PS, colpevoli a suo dire di aver concluso un accordo di mutuo sostegno per l’elezione dei successori di Leuenberger e Merz. Quanto alla strategia da adottare, questa sarà deciso il 15 agosto dal gruppo parlamentare PPD.
Da parte sua il Partito borghese democratico (PBD) ha affermato che “solo i partiti di centro” possono rivendicare la poltrona di Merz. Il PBD mette però in guardia l’UDC che “non può pretendere di occupare il seggio”.
Economiesuisse e l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), oltre ad auspicare che il Dipartimento delle finanze (DFF) rimanga in mano borghese, hanno lodato Merz definendo il suo operato molto positivo.
Il partito di Merz, per la bocca del suo presidente Fulvio Pelli, ha apprezzato l’impegno e la lungimiranza di Merz nell’ambito della crisi finanziaria che ha “saputo anticipare i tempi”. L’appenzellese, ha aggiunto, ha permesso alla Svizzera di superare la crisi senza eccessive difficoltà.
Lodi all’operato di Merz sono giunte dal PBD e dal PPD: entrambi i partiti considerano che l’appenzellese abbia svolto un buon lavoro come ministro delle finanze.
Secondo il presidente del PPD Darbellay, Merz è però stato “un presidente debole, in difficoltà di fronte alla crisi libica e finanziaria e agli attacchi venuti dall’estero”. Posizione non condivisa da Economiesuisse: il suo anno presidenziale, il 2009, è stato sì pieno di insidie, ma queste sono da mettere in relazione a circostanze internazionali difficili.
Molto più critico è invece il PS secondo il quale il bilancio dell’operato del capo del DFF è “globalmente negativo”. Merz lascerà inoltre dietro di sé “tutta una serie di problemi irrisolti”.

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