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Dire buffone a qualcuno non è ingiuria, Tribunale federale

(Keystone-ATS) Dire buffone a qualcuno per significargli che si sta coprendo di ridicolo non è ingiurioso: lo ha stabilito il Tribunale federale, ribaltando una precedente sentenza del tribunale cantonale vodese.

Il caso riguarda un cliente di un centro fitness losannese, che nel corso di un diverbio sorto a proposito dell’utilizzazione di uno degli attrezzi si era visto apostrofare con il termine di buffone da un altro frequentatore della sala ed aveva quindi sporto denuncia.

Il tribunale di polizia di Losanna e il tribunale cantonale vodese avevano emesso una sentenza di condanna: cinque aliquote giornaliere sospese con la condizionale. Basandosi su un dizionario gergale, erano giunti alla conclusione che l’epiteto utilizzato significa “miserabile, nullo, perdente, imbecille” ed è quindi ingiurioso.

Di altro avviso la massima autorità giudiziaria elvetica, secondo cui il significato si è modificato con il passare del tempo: “il termine buffone, nel senso di ridicolo, ha portata dispregiativa, ma non può essere considerata un’ingiuria. Non si tratta di una parola grossolana, volgare, né di una parola oltraggiosa di intensità sufficiente per considerare che costituisca un segno di disprezzo penalmente riprensibile”.

Il termine incriminato è stato peraltro utilizzato nel corso di una trasmissione satirica mandata in onda nel 2009 e 2010 da alcune televisioni private svizzere, intitolata per l’appunto “Les Bouffons de la Confédération”, ricorda il Tribunale federale.

(sentenza 6B_557/2013 del 12 settembre 2013)

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