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Droni su centrali nucleari, cresce imbarazzo

Questo contenuto è stato pubblicato il 04 novembre 2014 - 20:44
(Keystone-ATS)

Non trova soluzione in Francia il mistero dei droni che volano sulle centrali nucleari. Nella serata di ieri è stato segnalato un nuovo caso nel sud, sulla centrale in via di smantellamento di Creys-Malville, e l'imbarazzo delle autorità locali e nazionali si fa sempre più evidente, dato che ancora non ci sono ipotesi credibili sugli autori di questi gesti provocatori.

La notizia, giunta ai media da fonti locali, non è stata ufficialmente confermata né dalle autorità né da Edf, società energetica proprietaria delle centrali, ma è bastata a riaccendere la polemica sulla gestione del caso da parte di governo, autorità di sorveglianza del settore e forze dell'ordine.

"È un bazar", commenta al quotidiano Le Figaro una fonte vicina alla gendarmeria nazionale, che parla di un contesto politico "destabilizzato" dalle incursioni dei piccoli velivoli telecomandati che non si sa cosa portino a bordo. Un fenomeno insolito ripetutosi per un numero elevato di volte, almeno quindici in quattro settimane, confermando che al momento non ci sono ipotesi credibili sugli autori di questi gesti provocatori.

La preoccupazione è diffusa, e le voci critiche si moltiplicano, tra gli ambientalisti ma anche tra gli esperti del settore. "Se non sappiamo chi è all'origine di questi voli e qual è la natura esatta dei droni, come possiamo avere la faccia tosta di dire che non c'è pericolo?", dice un ingegnere nucleare, citato ancora da Le Figaro, non senza aggiungere che "sarebbe il momento che le istanze del nucleare francese comunichino in modo diverso", più chiaro e trasparente.

Una critica che rimanda alle dichiarazioni ambigue, quando non contraddittorie, rilasciate nei giorni scorsi dalle diverse autorità coinvolte, per esempio sui metodi autorizzati per "neutralizzare" i droni, e su un possibile "ordine di abbatterli" per i gendarmi che sorvegliano i siti.

Sullo sfondo resta poi una polemica più generale, sulla sicurezza delle installazioni nucleari in caso di attacco proveniente dal cielo, che serpeggia fin dalla fine degli anni Novanta, quando un rapporto parlamentare sul tema sottolineava i limiti delle precauzioni prese in materia.

Le 19 centrali francesi e i loro 58 reattori sono infatti teoricamente costruiti per resistere alla caduta, volontaria o accidentale, di un aereo sulle loro strutture portanti, ma in pratica la resistenza è limitata a piccoli apparecchi, non di certo ai grossi aerei di linea che oggi solcano i cieli. Inoltre, questa garanzia di resistenza non si estende ad altre parti delle centrali, come le 'piscine' che ospitano il combustibile usato prima che sia trasportato nei siti di stoccaggio.

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