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Ecoterrorismo: iniziato processo al TPF, manifestano 50 anarchici

(Keystone-ATS) Un gruppo di 50 anarchici venuti dalla vicina Italia, oltre che dalla Svizzera tedesca, hanno manifestato stamane davanti al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona a sostegno di tre presunti ecoterroristi sotto processo. Si tratta di un ticinese e due italiani, arrestati nell’aprile 2010 mentre stavano per compiere un attentato ai danni del centro di ricerca IBM, a Rüschilikon (ZH). La sentenza è attesa per venerdì.

La polizia ticinese, mobilitata in forze, ha proceduto ad accurati controlli sul gruppo di simpatizzanti anarchici, che hanno srotolato alcuni striscioni in sostegno dei tre imputati dei quali hanno chiesto il rilascio. “Solidali con Costa, Silvia, Billi, Marco (Camenisch). Per un mondo senza galere”. Altri slogan: “Contro IMB e le nanotech”; “La lotta alla biotech non si ferma”. I manifestanti hanno scandito i loro appelli con un megafono quando ormai i dibattimenti in aula erano iniziati e la polizia è stata costretta ad allontanarli dall’edificio che ospita il TPF.

In apertura del processo il difensore di uno dei tre imputati ha denunciato la violazione dell’articolo 3 della Convenzione dei diritti dell’uomo, spiegando che gli accusati si trovano in isolamento totale dal momento del loro arresto. “Non hanno alcun contatto con l’esterno e hanno perso la nozione del tempo, in quanto sono stati sottratti loro gli orologi”, ha affermato il legale, il quale ha invano chiesto che venissero allegati agli atti alcuni documenti pubblicati in Italia. Stando a tali documenti, l’arresto dei tre imputati il 15 aprile sulla strada del colle di Albis, nel canton Zurigo, non sarebbe avvenuto in seguito a un semplice controllo stradale.

Citando dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario all’Interno italiano Alfredo Mantovano al quotidiano “Il Giornale”, il difensore ha detto che i tre presunti anarchici erano già nel mirino della giustizia italiana, la quale avrebbe pianificato l’arresto insieme alle autorità elvetiche.

Presieduto dal giudice Walter Wüthrich, il TPF – che tratta la causa in tedesco con traduzione parziale in italiano – è del parere che “l’atto d’accusa del Ministero pubblico della Confederazione è sufficiente e completo, e non contiene alcun segreto”.

I tre – un agricoltore italiano di 34 anni, la moglie di 29 e un ticinese di 26 anni – sono chiamati a rispondere di atti preparatori per un incendio intenzionale, occultamento e trasporto di materie esplosive e commercio non autorizzato di esplosivi. Nell’automobile e addosso alla donna furono trovati 476 grammi di esplosivo e altri oggetti che secondo gli inquirenti dovevano servire ad un attentato.

Furono inoltre scoperte 31 lettere manoscritte di rivendicazione in tedesco, nelle quali il gruppo “Elf Switzerland Earth Liberation Front” – “sezione” svizzera di un gruppo comunemente indicato come movimento ecoterrorista – rivendicava un attentato con esplosivo contro il centro di ricerca sulle nanotecnologie di IBM a Rüschlikon, all’epoca ancora in costruzione.

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