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Egitto: 23 morti in scontri al Cairo; Morsi, resto al mio posto

(Keystone-ATS) Sedici persone sono morte e 200 sono rimaste ferite ieri sera in scontri tra sostenitori del presidente egiziano Mohamed Morsi e le forze di sicurezza vicino all’Università del Cairo, secondo quanto annunciato dal ministero della sanità.

Testimoni hanno sentito colpi di pistola e di fucile, e i lacrimogeni lanciati nella zona. Le immagini televisive hanno mostrato ambulanze portare via feriti, piccoli focolai accesi e centinaia di uomini, molti con le barbe tipiche dei seguaci islamici di Morsi, alcuni di loro piangere e altri scandire slogan. Alcuni hanno sollevato fucili e caricatori di pistola verso la telecamera.

In serata sette persone sono inoltre morte in scontri tra manifestanti pro e contro Morsi nel quartiere di Giza, sempre al Cairo. Stando a fonti mediche decine di persone sono rimaste ferite, tra cui molte gravemente ferite da colpi d’arma da fuoco.

Sempre ieri sera, a una manciata d’ore dalla fine dell’ultimatum di 48 ore dato dai militari alle forze politiche egiziane, ma soprattutto al presidente egiziano, Morsi ha chiesto via Twitter all’esercito di fare un passo indietro e di ritirare le sue richieste e, al contempo, ha ribadito di non accettare diktat, né all’interno né dall’esterno.

Subito dopo si è rivolto direttamente agli egiziani dalla TV di Stato per ricordare che “le elezioni sono state libere e rappresentative della volontà popolare”, e soprattutto che lui è stato “il primo leader egiziano ad essere stato eletto democraticamente”.

“Non farò nessun passo indietro”, ha assicurato il presidente, che si è detto pronto a proteggere la democrazia “a costo della sua vita”. “Non lasciatevi rubare la vostra rivoluzione”, ha incalzato Morsi che, pur ammettendo di “aver commesso degli errori”, ha invitato gli egiziani a non attaccare le forze armate, la polizia e a non scontrarsi tra di loro. E ha affermato la necessità che l’esercito torni alle sue “normali funzioni”.

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