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Egitto, in autunno torna alle urne per eleggere parlamento

(Keystone-ATS) Dopo oltre tre anni senza un Parlamento, l’Egitto tornerà alle urne dal 18 ottobre per eleggere i nuovi deputati. La consultazione in due fasi entrambe a doppio turno, divisa per aree geografiche, si concluderà ai primi di dicembre.

Si tratta delle terza ed ultima tappa della roadmap di transizione democratica, dopo l’adozione della nuova Costituzione e le presidenziali vinte dall’ex generale Abdel Fattah al Sisi nella primavera dello scorso anno. Un percorso seguito alla deposizione e all’arresto del presidente Mohamed Morsi, espressione dei Fratelli musulmani, nell’estate del 2013.

Il meccanismo prevede una prima fase che riguarderà 14 governatorati e, stando a quanto ha annunciato in serata la Commissione elettorale, avrà un primo turno il 18 ed il 19 ottobre (con i residenti all’estero che inizieranno a votare il 17) e un secondo il 27 e 28 ottobre.

La seconda fase, per i rimanenti 13 governatorati, inizierà il 22 e 23 novembre e si concluderà con un secondo turno indetto per il primo e 2 dicembre.

Le candidature per i parlamentari si apriranno il 1 settembre e dureranno 12 giorni. La Costituzione legifera che il Parlamento sia composto da una sola Camera, con poteri legislativi, dopo l’abolizione da parte del Consiglio consultivo del Senato. Il Parlamento che verrà fuori dalle elezioni di fine autunno sarà composto da 568 deputati, 448 eletti su base individuale e 120 da liste di partiti. Altri 28 deputati, che rappresentano il 5% dei rappresentanti della Camera, saranno designati dal presidente, portando così il totale dei legislatori a 596.

Le prossime elezioni legislative sono le seconde che si terranno nel Paese africano dopo la cacciata del presidente Hosni Mubarak nel 2011. Le prime si svolsero ad inizio 2012 e furono vinte dai Fratelli musulmani. Ma nel giugno 2012, dopo appena cinque mesi di dominio della Camera da parte degli islamisti, una sentenza della Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale la legge con la quale era stata eletta l’Assemblea del Popolo (la Camera bassa del Parlamento). La sentenza comportò lo scioglimento dello stesso organismo. I poteri dell’assemblea passarono alla “Shura”, il Consiglio consultivo (un altro ramo del Parlamento).

Le legislative inizialmente previste a marzo erano slittate dopo che la Corte Costituzionale si era pronunciata sulla legge che regola le circoscrizioni elettorali giudicandola incostituzionale.

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