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Eleggere Consiglio nazionale? Meglio un sorteggio, dice iniziativa

(Keystone-ATS) Estrarre a sorte i membri del Consiglio nazionale, invece che eleggerli: è quanto propone un’iniziativa popolare che sarà lanciata il prossimo aprile. Un progetto radicale e giudicato – a seconda dei punti di vista – innovativo o anti-democratico.

“Il tempo trascorso a fare campagna elettorale è tempo non passato ad operare per il paese”, afferma l’attivista politica Charly Pache, all’origine dell’iniziativa. “E il Consiglio nazionale non è più rappresentativo della popolazione: i parlamentari sono soprattutto uomini sulla cinquantina, che hanno studiato giurisprudenza o economia e sono graduati dell’esercito”.

Secondo Pache nell’attuale sistema politico svizzero i votanti non hanno una vera scelta. I candidati si trovano su una lista già predisposta e allestita dai partiti. Le persone che non dispongono dei necessari mezzi finanziari o a cui non aggrada una carriera in una formazione politica non hanno alcuna chance.

Un approccio basato sull’estrazione a sorte permetterebbe di superare questi difetti. Ogni cittadino avrebbe la stessa possibilità di ottenere un seggio: i baciati dalla fortuna avrebbero poi la facoltà di rifiutare il mandato. In caso di accettazione verrebbero preparati al lavoro parlamentare con corsi di una durata di un anno – previsti dal testo dell’iniziativa – che darebbero loro le necessarie informazioni relative alle istituzioni politiche, alle condizioni quadro giuridiche e ai temi politici del momento.

Altro punto importante della proposta: i 200 seggi del Nazionale non verrebbero assegnati tutti insieme, bensì 50 a rotazione all’anno. Questo permetterebbe alla camera del popolo di cambiare passo dopo passo garantendo la massima continuità, in modo da poter seguire al meglio i dossier pendenti.

I prescelti rimarrebbero in carica solo quattro o al massimo sei anni, ciò che equivale a più che un dimezzamento dell’anzianità media odierna. Con la conseguenza di evitare insane cordate politiche. L’iniziativa – spiega Pache – punta infatti a rendere il processo decisionale indipendente da una linea ideologica o dalla personale pianificazione di carriera. I sorteggiati verrebbero guidati solo dal loro buonsenso e dai consigli degli specialisti.

Per quanto riguardo gli equilibri regionali, naturalmente il sistema di scelta terrebbe conto di criteri come la rappresentanza dei cantoni o la protezione delle minoranze, assicura Pache.

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