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Ex banchiere UBS Raoul Weil pubblica sue memorie

(Keystone-ATS) Delusione nei confronti di coloro che credeva amici e critica nei confronti della giustizia svizzera.

Sono questi, tra altri, gli elementi che Raoul Weil, l’ex numero tre di UBS accusato di complicità in frode fiscale negli Stati Uniti e assolto quasi un anno fa, fornisce nelle sue memorie che saranno pubblicate venerdì.

Sullo sfondo del braccio di ferro fiscale tra Svizzera e Stati Uniti nel Caso Weil (in tedesco “Der Fall Weil”), l’ex responsabile della gestione patrimoniale presso UBS appare il capro espiatorio della lotta ai frodatori.

Le vecchie prassi di UBS oltre Atlantico non erano orchestrate dalla direzione, sostiene Weil, ma erano il prodotto di qualche pecora nera isolata tra i 63’000 collaboratori della Banca.

Nel testo rivolge uno sguardo severo alla giustizia elvetica e ai suoi colleghi di UBS. La maniera in cui alcuni, compresi quelli da lui considerati amici, hanno fatto lo scarica barile, ha fatto vacillare in lui la fiducia riposta nell’uomo, scrive l’ex banchiere.

Il racconto, che si legge come un romanzo poliziesco, inizia con il suo arresto a Bologna. Seguono 56 giorni di detenzione, di cui descrive alcuni aneddoti oltre alla sua disperazione psicologica e le incertezze riguardo al futuro. La moglie gli rende regolarmente visita e coordina dalla Svizzera gli aspetti giuridici.

La descrizione dei minuziosi preparativi del processo con i suoi avvocati fornisce una nuova prospettiva del caso.

Il testimone chiave dell’accusa, Martin Liechti, rappresenta una figura centrale. L’ex responsabile degli affari offshore negli Stati Uniti ha ottenuto la libertà in cambio di testimonianze dettagliate nei confronti del suo ex capo Raoul Weil.

Nelle sue memorie Weil rivela come i verbali delle deposizioni di Liechti siano caduti per errore nelle mani della difesa ancora prima dell’apertura del processo. “Una vittoria di tappa decisiva”, secondo Weil, disgustato dalla lettura dei documenti in questione.

Afferma inoltre che nel corso del processo Liechti era anche mosso da motivi personali. “I giurati hanno probabilmente percepito il suo odio nei miei confronti”, indica.

Con le sue memorie, l’autore non cerca di regolare conti personali con gli individui implicati, assicura. Secondo Weil si tratta prima di tutto di mettere in luce gli aspetti ignorati del caso.

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