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Export e import stagnanti nel primo semestre

(Keystone-ATS) La crisi dell’Eurozona, la forte valutazione del franco svizzero e la bassa congiuntura mondiale hanno continuato a penalizzare il commercio estero elvetico, facendo calare leggermente sia le esportazioni sia le importazioni nel primo semestre dell’anno.

Secondo le statistiche dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD), globalmente l’export è sceso dello 0,2%, a 100,05 miliardi di franchi, l’import dello 0,3%, a 88,4 miliardi. La bilancia commerciale del periodo in rassegna ha chiuso con un’eccedenza di 11,6 miliardi di franchi.

Nel solo mese di giugno, il commercio estero ha invece registrato un rialzo sia nelle esportazioni (+7,6% a 16,9 miliardi di franchi) sia nelle importazioni (+3,7% a 14,6 miliardi). Il mese in esame presentava tuttavia un giorno lavorativo in più rispetto al giugno 2011, indica ancora l’AFD.

Bene l’orologeria

Solo tre dei dieci maggiori settori d’esportazione hanno visto crescere gli affari nei primi sei mesi dell’anno: punta di lancia rimane l’orologeria, che per il quinto semestre consecutivo registra una progressione a due cifre, e più precisamente del 16,4%.

Segue l’industria chimica e farmaceutica, primo settore d’esportazione elvetico, con una crescita delle sue vendite all’estero del 2,8%. Un +1,4% è stato realizzato da derrate alimentari, bevande e tabacchi.

All’opposto, l’industria della carta e delle arti grafiche marca un severo calo del 19,5%. L’industria tessile e delle macchine non hanno fatto molto meglio, con flessioni di oltre l’11% ciascuna.

Cina in contrazione

Per quanto riguarda i vari mercati, l’export con l’Unione europea è sceso del 3,3%, ma è salito di circa il 10% con le Americhe e dell’1,7% con l’Asia. I rialzi più marcati in direzione di quest’ultimo continente riguardano l’Arabia Saudita (+36%), Hong Kong (+24%) e Singapore (+12%), mentre risultano in calo le esportazioni verso la Cina (-14%) e l’India (-13%).

Sul fronte dell’import, la domanda di materie prime e semilavorate è diminuita dell’8% e quella delle attrezzature e macchinari dell’3%. I beni di consumo hanno invece guadagnato il 3%, “dopati” dall’importazione di automobili e medicinali. I prodotti energetici sono cresciuti dell’11%.

Quanto ai vari mercati, le importazioni dal continente europeo sono calate del 4,4%, a causa di una flessione del 5% delle merci in provenienza dalla zona euro. Questa flessione è stata compensata dalla crescita del commercio con l’America (+16,6%) e con l’Asia (+16,7%, di cui un +64% solo con la Cina).

Con l’Africa si è registrato invece un balzo del 71% dell’import, grazie in particolare alle importazioni di petrolio dalla Libia (+440%). L’entrata di prodotti dall’Oceania, infine, è rimasta stabile.

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