Fao: Diouf difende vertice, 'ma grave assenza leader'
ROMA - "Un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto". È l'immagine scelta dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, per rappresentare l'esito del Vertice sulla sicurezza alimentare che si è chiuso oggi a Roma: da un lato sono stati "compiuti passi avanti", ma dall'altro l'assenza dei big del mondo e di molti capi di Stato e di governo ha "ridotto al solo livello tecnico" la ricerca di una soluzione al problema della fame del mondo.
Insomma il summit "non è andato" come avrebbe voluto, ma il diplomatico senegalese - a capo dell'agenzia Onu da 16 anni e che oggi assicura di non voler correre per un quarto mandato - lo difende dalle accuse di fallimento piovute da più parti sin dal giorno di apertura, lunedì scorso. E' vero che la dichiarazione approvata dall'assemblea plenaria è priva di cifre e scadenze, e Diouf lo sottolinea ancora una volta "con rammarico", ma è anche vero - aggiunge - che è stata adottata "all'unanimità " e che è frutto di "una grande partecipazione".
Dei 44 miliardi di dollari chiesti alla vigilia del vertice però non c'è più traccia, né nel documento né nelle dichiarazioni finali, e dei 20 miliardi promessi dal G8 dell'Aquila si è incassato finora solo l'impegno del presidente Silvio Berlusconi a "decidere tempi e modalità " di stanziamento. "E' ora di passare dalle parole alle azioni, i poveri e gli affamati non possono aspettare", insiste dunque Diouf. Lo stesso appello è rivolto ai capi di Stato e di governo dei Paesi più affamati, invitati inoltre "ad assumersi le proprie responsabilità in prima persona", invece di delegarle ai ministri dell'Agricoltura, che sono "persone di buona volontà " certo, ma che non dispongono dei "mezzi necessari" per decidere.