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Federali: sentimenti contrastanti tra i presidenti di partito

(Keystone-ATS) Soddisfazione per UDC e PLR, preoccupazione per il PPD e PBD, delusione tra i Verdi e i Verdi liberali. Sono questi i sentimenti prevalenti tra i presidenti dei maggiori partiti elvetici a scrutini non ancora ultimati per le elezioni federali 2015.

Nell’attesa di conoscere la composizione definitiva del Consiglio degli Stati, si è già aperto il dibattito sulla sorte della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf (PBD).

UDC: per il presidente del partito Toni Brunner, il successo odierno è da iscrivere alle preoccupazioni per il massiccio afflusso di migranti e dell’assenza di una distinzione tra le persone veramente perseguitate e i migranti economici. “Il tema dell’immigrazione darà parecchio da fare nel corso della prossima legislatura”, ha detto Brunner, secondo cui il problema dell’asilo deve ancora essere risolto. Quanto a un secondo seggio UDC in Consiglio federale, per il consigliere nazionale sangallese bisogna tenere conto della volontà popolare e fare in modo che la composizione del Governo rispecchi la forza dei partiti.

PLR: il presidente Philipp Müller si è detto contento di aver fermato il trend negativo in corso da 36 anni. “Abbiamo fatto meglio di quanto pensassimo”, ha dichiarato, aggiungendo di sperare in un buon risultato anche agli Stati. A suo avviso, il popolo non vuole più un parlamento di centro-sinistra. Müller è favorevole a un secondo seggio UDC in Governo; in caso contrario si rischia di bloccare politicamente il Paese.

PS: per il presidente del Partito socialista Christian Levrat, simili affermazioni sono azzardate; “PLR e UDC totalizzano infatti solo il 44% dei suffragi a livello nazionale. La maggioranza degli elettori non vuole un cambiamento del genere”. A suo avviso, la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf ha svolto sinora un buon lavoro. Per la vicepresidente Marina Carobbio Guscetti, lo spostamento a destra renderà più difficile difendere temi legati alla giustizia sociale e una più equa ripartizione della ricchezza.

PPD: “Una virata a destra mai vista, originata da una crisi migratoria di cui l’UDC ha approfittato al massimo”, ha dichiarato il presidente Christophe Darbellay, preoccupato per l’erosione dei consensi registrato tra i partiti del centro. In futuro, bisognerà lavorare per rafforzare i partiti moderati, necessari per trovare soluzioni a problemi quali la politica energetica, il risanamento dell’AVS e i rapporti con l’Europa. In futuro sarà necessario serrare i ranghi del PPD, dove dominano troppo spesso opinioni divergenti, e cercare alleanze con altre forze politiche moderate. Quanto a Widmer-Schlumpf, secondo Darbellay bisognerà attendere di conoscere le sue intenzioni. Un ministro si giudica anche sulla qualità del lavoro svolto.

Verdi: per la copresidente degli ecologisti, Adèle Thorens, l’erosione del centro, e in particolare del suo partito, mette in pericolo la Strategia energetica 2050. La questione migratoria occupa oramai il primo posto tra le preoccupazioni principali degli Svizzeri, mentre i temi ecologici sono scivolati in secondo piano.

Partito verde liberale (PVL): Martin Bäumle non ha nascosto che per il suo partito, dopo la vittoria di 4 anni fa, queste elezioni si chiudono con una sconfitta bruciante. Anche per lui, “sarà difficile ora trovare nel parlamento maggioranze favorevoli ai temi ecologici, ma anche per soluzioni che salvino gli accordi bilaterali”. Questo argomento rappresenterà a suo parere una grossa sfida per il futuro legislativo.

Partito borghese democratico (PBD): “benché dati per spacciati, siamo ancora in vita”, ha sostenuto il presidente del PBD Martin Landolt. Come Darbellay, anche Landolt è preoccupato per il destino del centro. Per quanto riguarda il futuro in governo di Eveline Widmer-Schlumpf, il consigliere nazionale glaronese ritiene prematuro parlarne: “rifletteremo più tardi su come salvare eventualmente il suo seggio in Consiglio federale”.

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