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FFS bloccano manifesto con bandiera svizzera uncinata

(Keystone-ATS) Le Ferrovie federali svizzere (FFS) hanno sospeso con effetto immediato la pubblicazione di manifesti con l’immagine di una bandiera svizzera trasformata in croce uncinata.

La decisione è stata presa dopo che i cartelloni esposti alle stazioni ferroviarie di Zurigo e Ginevra “avevano profondamente ferito i sentimenti della clientela”, si legge in una nota odierna dell’ex regia federale.

Con tali manifesti, gli oppositori dell’iniziativa popolare dell’UDC “Per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati” intendevano denunciare la cancellazione dello stato di diritto in caso di approvazione del testo alle urne.

“Le FFS non intendono immischiarsi nella campagna elettorale e invitano gli autori del manifesto a pubblicare il loro messaggio senza questo simbolo”, precisa il comunicato.

Stando a una decisione del Tribunale federale (TF) del 2012, “le superfici delle stazioni accessibili al pubblico sono da considerarsi spazi pubblici”. In linea di massima, pertanto, le FFS devono consentire la propaganda politica.

L’ex regia ritiene tuttavia che, “con la pubblicazione del simbolo della svastica in un luogo così in vista, si siano oltrepassati i limiti descritti nella suddetta decisione”. “Si tratta infatti di un caso estremo”, sottolineano le FFS.

Tweet di Martin Landolt

La controversa immagine aveva già suscitato polemiche la scorsa settimana dopo che il presidente del Partito borghese democratico (PBD) Martin Landolt l’aveva pubblicata su Twitter. Con il suo “cinguettio”, il consigliere nazionale glaronese aveva voluto invitare la popolazione a votare “no” all’iniziativa UDC il prossimo 28 febbraio.

Ma il suo gesto non era piaciuto alla sua collega di partito vodese Christine Bussat, che aveva deciso di lasciare i borghesi-democratici con effetto immediato.”Il tweet è di cattivo gusto oltre che stupido. Per questo non posso accettarlo (…). Il signor Landolt nutre un odio viscerale contro l’UDC. Si tratta di una guerra contro un partito e non per le idee”, aveva aggiunto la Bussat, nota per essere la fondatrice dell’organizzazione Marche Blanche.

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