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Fine umanità: scienziati inglesi, rischi da tecnologia

(Keystone-ATS) L’umanità si salvi da se stessa. Un gruppo di scienziati, fra i maggiori studiosi del Regno Unito, mette a punto una “lista delle catastrofi” che potrebbe determinare se non proprio le possibili cause della fine del mondo, sicuramente ciò che può innescare crisi apocalittiche. E, stando a quanto emerge, i rischi maggiori si correrebbero proprio in seguito a “cataclismi” di fatto inflitti dall’umanità a se stessa, a partire dalle estreme conseguenze dello sviluppo tecnologico.

Il gruppo di scienziati è guidato dall’astronomo Martin Rees, ma si avvale della collaborazione di luminari in molteplici materie e discipline e di differenti estrazioni, dalla fisica, alla filosofia, alla tecnologia informatica, come il fisico Stephen Hawking insieme con il cofondatore di Skype Jaan Tallin, e ha messo su già dallo scorso novembre un apposito centro studi, il Centre for the Study of Existential Risk (Cser), ospitato dall’università di Cambridge. Il suo obiettivo ultimo è compilare la lista più esaustiva possibile dei rischi definiti “esistenziali e studiare modi in cui si possa potenziare la resistenza rispetto a quelli ritenuti più credibili”, ha spiegato lo stesso Rees durante un festival dedicato alle scienze in corso in questi giorni a Newcastle.

Naturalmente il cambiamento climatico è uno dei temi al centro del lavoro del gruppo, così come lo sono le minacce del terrorismo, le guerre -in particolare se con escalation nucleare-e le pandemie. Ma tra i rischi per il pianeta il centro studi mette in guardia anche sul pericolo che una tecnologia intelligente prenda il sopravvento sugli uomini, evocando scenari da film di fantascienza come Matrix o Terminator. Rees lancia in particolare l’allarme per le conseguenze del rapido progresso tecnologico che “ci rende vulnerabili in modi nuovi”, ha detto durante il suo intervento al British Science Festival di Newcastle. Il mondo contemporaneo, ha spiegato, è completamente dipendente da reti elettriche, dal controllo del traffico aereo, dalla finanza internazionale e altri network, reti interdipendenti, che potrebbero crollare in seguito a “catastrofici, sebbene rari, eventi che a cascata si riverserebbero sul sistema facendolo crollare”.

Uno scenario in cui può diventare molto minacciosa anche l’immediatezza di comunicazione dovuta ai social network, che potrebbero così diventare rapidissimo veicolo per la diffusione di panico e terrore, e che alla fine potrebbe fare danni tali in casi limite da paragonarli alla caduta di un asteroide, tra l’altro meno probabile.

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