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Fisco: una banca svizzera su tre ha pagato la sua multa negli Usa

(Keystone-ATS) Circa un terzo delle banche svizzere inseritesi nella categoria 2 del programma americano di regolarizzazione fiscale ha raggiunto un accordo con le autorità statunitensi.

Gli istituti che sono già oggetto di indagini penali (categoria 1, che non hanno accesso al programma) devono per contro dar prova di pazienza.

Entro la fine dell’anno il contenzioso fiscale tra le banche elvetiche e gli Stati Uniti dovrebbe essere risolto: questi tempi erano stati ventilati in aprile dalla consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf, dopo un incontro con rappresentanti del governo Usa. La ministra delle finanze aveva detto di aver ricevuto segnali in tal senso.

Dalla scorsa primavera 33 banche di categoria 2 – quella riservata agli istituti che ritengono di avere fra i loro clienti persone non in regola con il fisco americano – hanno trovato un’intesa, pagando multe che variano dai 9000 dollari di Scobag Privatbank Basel ai 211 milioni di BSI. Altri istituti, come le banche cantonali di Ginevra e Friburgo o la Barclays Bank (Suisse), hanno deciso di ritirarsi dal programma dopo aver analizzato la situazione.

La gran parte delle società aspetta però ancora di chiudere il dossier. Secondo Martin Naville, presidente della Camera di commercio Svizzera-Usa, entro la fine dell’anno riusciranno effettivamente a farlo. Anche per Alfred Mettler, professore di finanza alla Georgia State University, le chances sono buone: da una parte bisogna considerare che le risorse a livello di personale da parte americana sono limitate, ma d’altra parte le banche hanno investito molto nel programma e sono pronte a procedere appena vengono contattate dalle autorità.

Un ruolo importante viene svolto da avvocati e consulenti. David Fidan, della società di consulenza Deloitte, ha assistito la BSI, che è stato il primo istituto di categoria 2 a trovare l’intesa: a suo avviso le banche che hanno già regolato la pendenza o che hanno avviato i negoziati possono dirsi fortunate, perché gli specialisti del Dipartimento di giustizia stanno guadagnando esperienza caso dopo caso e tendono ad andare maggiormente nei dettagli. Anche per Fidan comunque il processo complessivo è ben avviato.

Più tempo sarà invece necessario alle banche inserite nella categoria 1, quelle che non hanno potuto auto-denunciarsi perché già indagate. Fra queste figurano Julius Bär (che ha annunciato un accantonamento di 350 milioni di franchi in giugno a questo proposito) e le banche cantonali di Zurigo e Basilea.

Le ragioni della differenza dei tempi di regolarizzazione non sono chiare. Secondo Naville è possibile che le autorità americane affrontino in modo prioritario la categoria 2 per motivi tattici. Mandano infatti in tal modo un segnale ad altri paesi: chi si annuncia volontariamente può archiviare più rapidamente il caso.

Per Mettler alcuni istituti di categoria 1 dovranno aspettare il 2016 prima che arrivi il loro turno. A suo avviso il ritardo è dovuto al fatto che le situazioni sono più difficili. Inoltre le società di classe 2 forniscono informazioni che possono essere rilevanti per i dossier della “lega superiore”.

Per la cronaca, gli Usa prevedono altri due gruppi in cui inserire le banche svizzere: la categoria 3, che comprende quegli istituti che ritengono di non avere violato il diritto fiscale statunitense, e la categoria 4, con le società che svolgono solo un’attività locale.

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