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G20: Brexit pesa su economia, spendere di più per la crescita

Il G20 in Cina KEYSTONE/EPA AP POOL/NG HAN GUAN/POOL sda-ats

(Keystone-ATS) È la Brexit la principale fonte di preoccupazione per il G20 finanziario di Chengdu, nel sud-ovest della Cina.

Il voto del 23 giugno scorso in Gran Bretagna ha dominato le discussioni dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali delle venti maggiori economie del pianeta che oggi e domani discutono delle linee da adottare per sostenere la ancora debole ripresa globale.

Il Fondo Monetario Internazionale, in una nota in apertura del summit finanziario, ha sottolineato l’importanza di politiche forti da parte degli Stati membri per sostenere la crescita in un momento in cui le “incertezze” provocate dalla decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea possono contribuire a ridurre ulteriormente le aspettative di crescita globale per il 2016. Già nei giorni scorsi, il Fmi aveva rivisto al ribasso le aspettative di crescita globale, con l’eccezione della Cina che, dopo gli ultimi dati macroeconomici presentati settimana scorsa, viene vista dall’istituto diretto da Christine Lagarde in rialzo, con una crescita prevista al 6,6% entro fine anno.

“Il risultato del referendum britannico ha aumentato l’incertezza e può pesare sulle prospettive di crescita economica globale”, scrivono in una nota i ministri delle Finanze europei del G20, che minimizzano, però, i rischi per la tenuta dell’economia continentale. “I fondamentali sono solidi”, affermano i titolari dell’economia dei Paesi europei membri del G20.

Le incertezze della Gran Bretagna rappresentano, però, un peso di cui liberarsi il prima possibile, secondo i titolari delle Finanze dei Paesi del G7, che si sono incontrati a margine del summit di Chengdu, e hanno chiesto di “aprire i negoziati il prima possibile” per sancire l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Dopo la Brexit, una seconda fonte di preoccupazione per i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G20 è la questione turca, dopo il fallito colpo di Stato dello scorso fine settimana.

Il vice primo ministro di Ankara, Mehmet Simsek, ha rassicurato i membri del G20 sul fatto che la Turchia aderisce ai principi della democrazia e dello stato di diritto, pur rimanendo consapevole del fatto che permangono tra gli osservatori e gli investitori molti punti di domanda sul futuro del Paese. Già nei giorni scorsi, Simsek aveva cercato di dissipare i dubbi sulla Turchia, spiegando che il Paese sarà in grado di assorbire lo shock, anche se il tentato golpe ha avuto ripercussioni sui mercati che sulla valuta di Ankara.

In questa fase dominata da forti incertezze nel panorama internazionale, le soluzioni emerse nella prima giornata di colloqui implicano maggiore coordinamento tra le grandi economie del pianeta e la necessità di spendere di più per le infrastrutture e per trainare la domanda nel breve periodo. Il ministro delle Finanze cinese, Lou Jiwei, chiede maggiore coordinamento tra i Paesi membri per promuovere la crescita, sia attraverso “lungimiranti” scelte di politica monetaria, sia utilizzando politiche fiscali più efficaci. Per sostenere la crescita, il Fondo Monetario Internazionale chiede alle economie avanzate di spendere di più per le infrastrutture, con l’obiettivo di fare ripartire la domanda e di sostenere la crescita globale

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