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Gas iraniano e Calmy-Rey con velo: allora polemiche, oggi il nulla

(Keystone-ATS) All’epoca suscitò un vespaio, attirando sulla Confederazione anche le critiche ufficiali di Stati Uniti e Israele, oggi viene discretamente sotterrato: il contratto sul gas firmato nel 2008 a Teheran alla presenza di una Micheline Calmy-Rey è ormai lettera morta.

A quanto sembra le intense trattative seguite alla firma dell’intesa sono alla fine naufragate a causa di problemi relativi al prezzo e alla mancanza di una via di trasporto. All’origine del fallimento sono motivi politici, ha indicato all’ats il colosso energetico Axpo, casa madre della Società Elettrica di Laufenburg (EGL).

Il 17 marzo 2008 la EGL sottoscrisse a Teheran un contratto con l’iraniana Gas Export Company (Nigec) che prevedeva la fornitura di di gas iraniano alla Svizzera, per un volume di 5,5 miliardi di metri cubi all’anno a partire dal 2011 e per la durata di un quarto di secolo. Testimone della firma era l’allora ministra degli esteri elvetica Calmy-Rey, in una visita che non era stata annunciata.

Le foto della consigliera federale socialista, in vestito completamente nero con un velo bianco che le copriva la testa e le spalle, di fianco a un presidente Mahmoud Ahmadinejad come di consueto senza cravatta, fecero il giro del mondo. Al rientro Calmy-Rey dichiarò di essersi semplicemente attenuta al rispetto dei “costumi locali”, ma vi fu chi parlò di gesto di sottomissione.

Accesissime furono anche le critiche politiche a livello internazionale. In una dura presa di posizione l’ambasciata americana a Berna dichiarò che l’accordo violava lo spirito delle sanzioni decise contro la repubblica islamica nell’ambito del contenzioso nucleare che opponeva Teheran alla comunità internazionale. Israele parlò della visita di Calmy-Rey come di un “atto ostile nei confronti di Israele”, l’americana AntiDefamation League accusò la ministra di finanziare il terrorismo e anche gli ebrei svizzeri si dissero costernat

Da parte sua Calmy-Rey negò di essersi fatta strumentalizzare, parlando di una sua presenza “necessaria” per la firma del contratto. Sottolineò inoltre di aver difeso presso Ahmadinejad la concezione elvetica dei diritti umani.

I frutti economici dell’intesa nel frattempo non si sono mai visti. E chi pensa che oggi, con la fine della gran parte delle sanzioni imposte all’Iran, la Svizzera abbia in mano una carta di valore, si sbaglia: l’accordo era unicamente di natura privata fra due aziende, che non coinvolgeva gli stati.

Axpo non sembra voler parlare molto del tema: dopo diverse richieste d’informazione da parte dell’ats un portavoce ha detto che il contratto non è stato revocato, ma che non può essere riattivato. Il perché sia così non viene detto in dettaglio: l’azienda riferisce solo di non essere riuscita a trovare un punto d’intesa sulle tariffe e sui canali per trasportare il gas in Europa. Mancando queste condizioni essenziali l’affare è saltato, nonostante gli enormi oneri che ha finora provocato. Il capitolo sembra chiuso: oggi Axpo punta al 100% sul gas proveniente dall’Azerbaigian, ha fatto sapere l’addetto stampa.

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