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GE: omicidio terapeuta, compagno non accetta conclusioni inchiesta

(Keystone-ATS) Incomprensione per il biasimo inflitto alla direttrice de La Pâquerette. Reagisce così il compagno della socioterapeuta Adeline, uccisa da un ospite della struttura ginevrina durante un’uscita accompagnata lo scorso settembre. L’uomo, un padre di famiglia, ha rotto il silenzio e concesso oggi la sua prima intervista alla “Tribune de Genève”.

Il compagno di Adeline, che ha pure lavorato alla Pâquerette come socioterapeuta, definisce una “buffonata” le conclusioni dell’inchiesta amministrativa realizzata su incarico dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG), da cui dipendeva il centro di reinserimento. L’uomo ha l’intenzione di sporgere una denuncia penale affinché sia fatta piena luce sulle responsabilità che hanno portato al dramma.

Dalle conclusioni dell’inchiesta emerge che l’uscita di Fabrice A., l’assassino di Adeline, è stata preparata in modo insufficiente e non sono state prese tutte le misure che si potevano ragionevolmente esigere per la sicurezza della terapeuta. “Come si può pronunciare soltanto un biasimo dopo un’asserzione del genere?”, si indigna il compagno di Adeline.

Critiche al rapporto

L’uomo ricorda come Fabrice A., che ha assassinato in modo selvaggio la madre della sua bambina, sia uno “squilibrato violento, un violentatore recidivo”. Leggendo il rapporto, “si può pensare che tutto sia successo per puro caso, per colpo di sfortuna”. A suo avviso La Pâquerette è giudicata in maniera troppo benevola: l’ospedale universitario di Ginevra ha proceduto a una sorta di autovalutazione della struttura.

Per questo il compagno di Adeline intende sporgere denuncia. “Sto esaminando tutte le possibilità” affinché la sanzione pronunciata contro la direttrice de La Pâquerette sia riconsiderata in toto. Portando il caso davanti alla giustizia penale, si consentirebbe “una vera messa in discussione del sistema” e si avrebbe “un tutt’altro punto di vista”.

L’uomo è stato scioccato anche dal modo in cui è stato interrogato dall’investigatore nominato da HUG. “Ho dovuto lottare per uscire dalla serie di domande previste e ricostruire la realtà di taluni malfunzionamenti”. Il compagno di Adeline si chiede inoltre “perché la maggior parte del personale de La Pâquerette non sia stata ascoltata”.

Nessuna supervisione

A suo avviso, il centro di reinserimento – che ha lo scopo di risocializzare i detenuti pericolosi nella prospettiva di una loro eventuale liberazione – ha peccato su diversi aspetti. “Per esempio, non aveva una scala di valutazione della violenza. Non v’era inoltre nessun controllo esterno da parte di HUG”.

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