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Ghiacciai alpini: perso 13% della superficie in 12 anni

I ghiacciai alpini si sono ritirati in media dell1,1% negli ultimi dodici anni (nella foto il ghiacciaio dell'Aletsch). Keystone/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) I ghiacciai alpini hanno continuato a ritirarsi a grande velocità nell’ultimo decennio: in soli 12 anni hanno perso il 13,2% della loro superficie.

Lo rivela l’ultimo aggiornamento del loro “catasto”, realizzato grazie alle osservazioni dei satelliti Sentinel-2 dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). I dati, frutto della collaborazione tra Università di Zurigo, Università Statale di Milano, Università di Grenoble e la società di ricerche austriaca Enveo IT, sono pubblicati e accessibili a tutti sulla piattaforma Earth System Science Data.

I ricercatori hanno elaborato i dati attraverso un algoritmo che permette di riconoscere automaticamente il ghiaccio e hanno successivamente apportato delle correzioni a partire dalle evidenze glaciologiche e geomorfologiche per meglio delineare i ghiacciai neri, ovvero quelli coperti da uno strato consistente di detrito, che sono in aumento sulle Alpi e per i quali l’applicazione di una tecnica esclusivamente automatica risulta più problematica. I risultati dello studio sono supportati anche da un’analisi dettagliata della precisione nella realizzazione dei perimetri dei corpi glaciali, che si attesta intorno al 5%.

Dal catasto (basato sui dati satellitari raccolti nel periodo 2015-2017) risulta che ci siano 4’395 ghiacciai sulle Alpi, con una superficie totale complessiva di 1’806 chilometri quadrati, distribuiti per il 49,4% in Svizzera, il 20% in Austria, il 18% in Italia e il 12,6% in Francia. Accanto a giganti come l’Aletsch (BE/VS), vi sono una miriade di ghiacciai con dimensioni inferiori a 0,1 km quadrati, che costituiscono la maggioranza del glacialismo alpino.

La maggior parte dei ghiacciai alpini è esposta a nord, dove il minor apporto di radiazione solare garantisce una più lunga sopravvivenza, mentre la quota mediana si attesta intorno ai 3000 m s.l.m.

Confrontando i dati con quelli del precedente inventario alpino relativo al 2003, per una selezione dei ghiacciai le perdite sono state del 13,2%: questo corrisponde a un tasso di ritiro annuo di circa l’1,1%, e indica come il ritiro dei ghiacciai continui senza pause dagli anni ’80 fino a oggi.

Per quanto riguarda i ghiacciai alpini italiani, si osserva una perdita della superficie glaciale di 44 chilometri quadrati in meno di un decennio e un tasso di ritiro annuo che supera l’1,6% per i ghiacciai lombardi. Emblematico è il caso del ghiacciaio dei Forni, una volta il più grande ghiacciaio vallivo italiano, che è ora diviso in tre parti non più comunicanti tra loro.

Se si confrontano poi questi nuovi dati con quelli del primo Catasto Glaciale italiano, compilato nel 1960 dal Comitato Glaciologico Italiano, la riduzione dei ghiacciai italiani è addirittura pari a 200 chilometri quadrati, una superficie di poco inferiore a quella del lago Maggiore.

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