Prospettive svizzere in 10 lingue

Giallo bombe a Dortmund, islamista fermato non c’entra

Colpo di scena nell'inchiesta sull'esplosione che ha colpito il bus del Borussia Dortmund martedì sera. KEYSTONE/dpa/A4239/_CAROLINE SEIDEL sda-ats

(Keystone-ATS) Torna in alto mare l’inchiesta sui tre ordigni esplosi martedì sera a Dortmund vicino all’autobus della squadra del Borussia. Dalle indagini non sono emerse prove che dimostrino il coinvolgimento dei due uomini finiti inizialmente nel mirino degli investigatori.

Evapora quindi per il momento la pista islamista. Contro uno dei due, il 26enne iracheno A. B. A., arrestato mercoledì, è stato comunque spiccato un mandato d’arresto: non in relazione all’attacco, bensì perché accusato di aver fatto parte del sedicente Stato islamico (Isis) in Iraq.

La procura generale è convinta che l’uomo, entrato in Germania all’inizio del 2016, si sia unito all’Isis al più tardi alla fine del 2014 in Iraq e abbia guidato lì una sua unità di una decina di persone, che aveva tra l’altro il compito di organizzare sequestri e omicidi. Avrebbe inoltre combattuto in prima persona per l’Isis. Dalla Germania sarebbe rimasto in contatto con esponenti dello Stato islamico.

Secondo diversi media tedeschi, era da tempo nel mirino degli inquirenti: alcuni giorni fa era stata intercettata una telefonata in cui qualcuno gli spiegava che un non meglio specificato ordigno era pronto. È per questo che, dopo le esplosioni di martedì, è stato arrestato. Le indagini, però, “non hanno fornito finora nessuna prova che l’accusato abbia partecipato all’attacco”, ha ammesso la procura federale.

Il secondo sospettato, un 28enne tedesco, è stato scagionato. L’uomo era finito nel mirino dell’inchiesta in quanto a casa sua gli agenti, chiamati per dirimere una lite familiare, avevano ritrovato un ombrello dell’hotel in cui alloggiava il Borussia Dortmund prima della partita in programma martedì contro il Monaco e poi rinviata a mercoledì tra forti polemiche.

Si indaga dunque in tutte le direzioni, come ha spiegato il ministro degli interni del Nordreno-Vestfalia, Ralf Jaeger, che non ha voluto escludere neanche l’ipotesi che i colpevoli siano dei tifosi violenti. Continua a sollevare interrogativi, intanto, la lettera di rivendicazione in tre copie identiche ritrovata sul luogo dell’attacco: il documento non è attribuibile in modo inequivocabile a una precisa pista terroristica.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR