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Giallo sulla morte di una teste chiave nel caso Ruby

Imane Fadil in una foto dello scorso ottobre. KEYSTONE/AP/LUCA BRUNO sda-ats

(Keystone-ATS) È stata ricoverata all’Humanitas di Rozzano per una gravissima disfunzione del midollo osseo che aveva smesso di produrre globuli bianchi, rossi e piastrine, Imane Fadil, una delle testi chiave del caso Ruby, morta l’1 marzo scorso dopo un mese di agonia.

Morte su cui ora la Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e che ha disposto l’autopsia in programma nei prossimi giorni, dovrà fare luce.

Il caso della modella marocchina, che l’ex premier Silvio Berlusconi dice di non aver “mai conosciuto” sebbene lei abbia sempre raccontato di essere stata otto volte ad Arcore e di aver assistito alle serate a base di ‘bunga-bunga’, dalle prime ricostruzioni pare essere una matassa difficile da sbrogliare. Quel che è certo, però, è che i procuratori sono convinti che quel timore di essere stata “avvelenata”, rivelato da Fadil dieci giorni prima di morire ai medici, non fosse infondato.

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