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Giappone: +0,6% pil in primo trimestre, crescita oltre stime

(Keystone-ATS) L’economia del Giappone è cresciuta oltre le attese a gennaio-marzo 2015 con un allungo dello 0,6% sui tre mesi precedenti e del 2,4% su base annualizzata, in uno scenario di moderata ripresa dopo la battuta d’arresto legata al rialzo della tassa sui consumi.

La Borsa ha apprezzato la sorpresa e ha aggiornato i massimi degli ultimi 15 anni, fino a salire a 20.196,56 punti (+0,85%).

I dati dell’Ufficio di gabinetto, tuttavia, hanno mostrato che la ripresa dei consumi stenta (solo +0,4% dopo il +0,4% del trimestre precedente), a fronte di una voce che nel complesso concorre per il 60% alla composizione del Pil e di investimenti pubblici in frenata. L’accumulo delle scorte (+0,5%) e l’allungo dell’export (+2,4%, dopo il +3,2%) hanno aiutato la maggior crescita oltre le stime del mercato, ma sono destinate – salvo sorprese – a ridimensionarsi nel secondo trimestre.

Le scorte sono in sostanza il risultato della produzione in eccesso rispetto alla domanda finale, mentre la continuità delle esportazioni è legata – nel caso di Tokyo – alla tenuta di Usa e Cina (alle prese con problemi di diversa natura), le prime due economie al mondo e i più grandi partner nipponici.

Lo yen deprezzato ha permesso alle società nell’anno fiscale 2014/15 di centrare conti di bilancio record.

L’economia giapponese si è mossa in maniera irregolare negli ultimi anni, con allunghi e frenate: l’aumento della tassa sui consumi ha fatto cadere il Sol Levante nelle recessione tecnica.

Il Pil diffuso oggi è un passo a favore del piano di rilancio del premier Shinzo Abe e della sua “Abenomics”: per consolidare la ripresa saranno necessari un paio di due trimestri in salute.

La spesa dei consumatori dovrebbe continuare a espandersi a un passo moderato con gli aumenti salariali e il calo dei prezzi del petrolio. Malgrado i miglioramenti, il Pil dell’anno fiscale 2014/15 si è chiuso a -1%, in calo per la prima volta in 5 anni.

Fitch ha di recente abbassato il rating da “A+” ad “A”, a causa dei ritardi sull’ulteriore aumento della tassa sui consumi da ottobre 2015 ad aprile 2017, al servizio del riordino del debito pubblico. Per l’esercizio in corso, il governo ha stimato una crescita dell’1,5%, grazie al petrolio a sconto.

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