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Giappone-Corea Sud: Tokyo richiama ambasciatore da Seul

La statua della discordia davanti al consolato giapponese di Busan Keystone/EPA YNA/YONHAP sda-ats

(Keystone-ATS) Il Giappone ha richiamato l’ambasciatore dalla Corea del Sud e ha deciso il blocco degli indennizzi sulla questione delle ‘donne di conforto’.

Assume connotati imprevisti l’ultima vicenda che riguarda l’irrigidimento dei rapporti tra Tokyo e Seul, dopo che il vice ministro nipponico degli Esteri, Shinsuke Sugiyama, aveva chiesto la rimozione di una statua che rappresenta una ragazza, eretta di fronte al consolato giapponese di Busan, in Corea del Sud.

Sugiyama aveva incontrato il suo omologo sud coreano a margine di un vertice a Washington, dove era presente anche il vice Segretario di Stato statunitense Antony Blinken. ”Abbiamo ripetutamente chiesto alla Corea del Sud di risolvere la situazione in maniera appropriata – ha detto il capo di Gabinetto Yoshihide Suga – ma non abbiamo visto miglioramenti, quindi abbiamo preso provvedimenti”.

Secondo Tokyo la statua posizionata da un gruppo di attivisti non rispetta gli accordi firmati dai due Paesi nel dicembre 2015, in base ai quali il Giappone si impegnava a corrispondere un fondo di un miliardo di yen (circa 7,5 milioni di euro) come contributo alle famiglie e alle stesse superstiti. In cambio Seul si sarebbe impegnata a non criticare il Paese del Sol Levante sulla questione a livello internazionale.

Le ‘comfort women’ erano donne locali, prevalentemente sudcoreane, ma anche cinesi, filippine e indonesiane – fino a 200 mila secondo le stime – soggette a uno stato di schiavitù sessuale dall’esercito giapponese durante la guerra. A fine dicembre il partito all’opposizione in Corea del Sud si era dichiarato contrario all’accordo ratificato nel 2015 dalla presidente Park Geun-hye col Giappone, indicando che se dovesse vincere le prossime elezioni l’intesa sarà annullata.

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