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Grecia: Tsipras, pronti a fare di più ma no a diktat

(Keystone-ATS) Pressato da una crisi di liquidità senza precedenti, Alexis Tsipras sta tentando un affondo per arrivare al più presto a un compromesso con i creditori della Grecia: un’accelerazione alle privatizzazioni, trattative serrate a Bruxelles e pressing.

Il governo “può fare di più”, anche se ci sono dei paletti che non verranno superati solo perché il tempo incalza, ha detto in serata il premier ellenico: “in nessun modo” Atene cederà su pensioni e stipendi, visto che il governo ha ricevuto un mandato a cambiare le politiche del ‘memorandum’ negoziato dal precedente esecutivo con i creditori.

Atene sarebbe in trattative ormai avanzate con la cinese Cosco per il porto del Pireo, di cui intende vendere il 51% e ha sollecitato i cinesi, oltre ad altri due investitori, a farsi avanti entro settembre. Il governo sta inoltre accelerando sulla privatizzazione degli aeroporti regionali, altro fronte su cui, dopo le resistenze iniziali, Atene si sta adeguando alle richieste del ‘Brussels Group’, il nuovo nome della troika.

Ma dal Fondo monetario internazionale, che ieri ha tenuto un consiglio dedicato proprio ad Atene e il cui direttore Christine Lagarde ha appena parlato con Mario Draghi, arrivano indiscrezioni che non aiutano il premier greco né il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che vorrebbe un compromesso entro fine mese. Poul Thomsen, responsabile del Dipartimento europeo del Fmi, avrebbe riferito che i progressi con Atene per ora sono sul processo negoziale, più che sulla sostanza. Che vi è ancora disaccordo su pensioni, mercato del lavoro, obiettivi di bilancio per quest’anno: il Fmi sarebbe pronto ad abbandonare quel 3% di surplus primario per quest’anno, ormai fuori portata.

Ma sui tre miliardi di manovra chiesti dall’Europa per arrivare almeno all’1% (dall’attuale 0,5% previsto) Atene non avrebbe ceduto. Nonostante una convergenza nel negoziato su temi come fisco e normativa fallimentare, Atene dunque deve fare di più anche per il Fmi, un potenziale e improbabile alleato nella battaglia per allungare alcune scadenze imminenti del debito greco.

Se le scadenze debitorie più pesanti arrivano fra luglio e agosto (verso la Bce), l’incidente potrebbe arrivare molto prima: fra fine maggio e inizio giugno, nelle stime di Jp Morgan, secondo cui sono quasi esauriti i titoli che le banche greche possono presentare come garanzia per avere liquidità d’emergenza dalla Bce. Pur avendo alzato quei prestiti a 80 miliardi, la Bce potrebbe spingere il bottone del default greco in ogni momento, aumentando lo ‘scontò (haircut) sul valore di quelle garanzie.

La situazione della liquidità resta durissima. Il ministero delle FInanze ha fatto sapere di aver pagato regolarmente ai dipendenti pubblici salari e pensioni dovuti oggi, con un ritardo per i dipendenti dell’agenzia Opekepe che Neà Dimokratia imputa alla mancanza di fondi disponibili. Un ulteriore segno delle difficoltà è l’ordine, inviato alle sedi diplomatiche, di trasferire ad Atene tutta la liquidità in eccesso, una misura mai vista, secondo alcuni osservatori, neanche nel periodo bellico.

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