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Guy Parmelin, triplicare personale destinato a cybersicurezza

Rafforzare la cybersicurezza, un obiettivo di Parmelin. KEYSTONE/EPA DPA/DANIEL NAUPOLD sda-ats

(Keystone-ATS) L’esercito svizzero dovrà rafforzare la lotta alla cybercriminalità. Lo sostiene il ministro della difesa Guy Parmelin, secondo cui entro il 2020 bisognerà triplicare gli effettivi dell’unità operativa contro gli attacchi informatici, che attualmente conta 50 posti.

Il consiglio federale affronterà quest’anno un nuovo piano d’azione in questo senso, sottolinea il consigliere federale vodese in un’intervista pubblicata oggi dal giornale svizzerotedesco “Schweiz am Wochenende”. In ogni caso, “l’esercito non può essere la cybermamma di tutta la Svizzera”, mette in guardia Parmelin: esso si occuperà prima di tutto di proteggere le proprie infrastrutture.

Per poter disporre di un numero sufficiente di specialisti informatici – ricercati anche da numerose aziende private – il ministro della difesa immagina l’istituzione di una “sorta di cyber scuola reclute”.

“In Israele giovani uomini e donne seguono una formazione organizzata dall’esercito, rimangono tra le sue file per alcuni anni e poi passano al settore privato”, rileva Parmelin, secondo cui questa potrebbe essere una possibilità. Al momento sono in corso discussioni con i politecnici federali di Losanna e Zurigo per un’eventuale collaborazione in questo senso.

Guy Parmelin non fornisce dettagli riguardo le risorse finanziarie necessarie al rafforzamento della cellula di cybersicurezza: il ministro si limita a sottolineare come il budget concesso all’esercito non basterà in futuro, soprattutto a causa del materiale militare divenuto ormai obsoleto e che dovrà essere sostituito. “Oltre ai nostri jet da combattimento stanno invecchiando anche in nostri carri e la nostra artiglieria”.

Attualmente l’esercito dispone di cinque miliardi di franchi all’anno: Parmelin intende dapprima identificare le necessità, ma non nasconde che in un secondo tempo bisognerà pensare a “un aumento temporaneo del tetto posto alle spese” per finanziare grossi investimenti futuri.

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