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Il monito di Obama in Etiopia, non discriminare nessuno

(Keystone-ATS) Non mi tirerò indietro, aveva detto prima di partire e oggi lo ha ripetuto. Così Barack Obama parla dell’Etiopia come un Paese amico, ma ancora una volta il presidente degli Stati Uniti sprona al cambiamento e dice: “Ascoltando la voce di tutti si ha più successo”.

Il nodo dei diritti umani è alla ribalta, ma è poi il conflitto in Sud Sudan che entra in primo piano, con Obama che sollecita all’attenzione urgente, da parte di tutti.

Così la tappa in Etiopia nel tour africano del presidente Usa è anche l’occasione per la ricerca di un dialogo multilaterale. Un dialogo ‘nuovò che vede coinvolti i leader della regione, così come vede anche l’emergere di un interlocutore nuovo per Washington: l’Unione Africana. Con questa vuole parlare anche di lotta al terrorismo.

È quindi nei contatti a margine della visita che Obama ribadisce il suo invito all’unità nella ricerca di una soluzione pacifica per il Sud Sudan. Una ‘creaturà anche americana, che fu celebrata da Washington quattro anni fa con la presenza dell’allora ambasciatore Usa presso l’Onu Susan Rice alla cerimonia per l’indipendenza.

A quattro anni di distanza Obama chiede un’azione urgente: “Le possibilità di un nuovo conflitto in una regione già troppo a lungo dilaniata dalla guerra che ha portato a così tante morti, richiede attenzione urgente da parte di tutti noi. Non abbiamo molto tempo”, ha spiegato.

La clessidra cui fa riferimento il presidente degli stati Uniti riguarda la scadenza del prossimo 17 agosto, data entro la quale le parti in lotta in Sud Sudan devono rispondere alla proposta di un compromesso, affidato all’Igad (l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo). Non è tuttavia la prima volta che si propone un accordo poi risultato carta straccia. Le speranze che sia questa la volta buona non sono alte. Obama chiede maggiore leadership.

La chiede in particolare all’Etiopia e su vari fronti. La tappa del presidente ad Addis Abeba è stata preceduta da critiche dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani che puntano il dito contro il governo etiope nei metodi utilizzati nella repressione del dissenso nel Paese e sulle lacune nella libertà di stampa.

E allora Obama, in conferenza stampa con il primo ministro etiope Hailemariam Desalegn, sottolinea che “quando tutte le voci vengono ascoltate, quando la gente sa di essere inclusa nel processo politico, allora ciò rende un Paese di maggiore successo”. Ma allo stesso tempo il presidente Usa difende il suo viaggio in Etiopia, indica più volte che il governo etiope è stato “eletto democraticamente” e rilancia: “Nessuno mette in discussione la nostra necessità di parlare con Paesi più grandi con cui pure abbiamo posizioni diverse su questi temi – ha detto – ebbene ciò vale anche per l’Africa”. Hailemariam Desalegn non manca di ‘difendersì e risponde: “Il nostro impegno per la democrazia è reale, non superficiale”.

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