Prospettive svizzere in 10 lingue

Il virus chiude anche il Louvre e contagia Sepulveda

Chiuso per virus. KEYSTONE/EPA/YOAN VALAT sda-ats

(Keystone-ATS) La paura del coronavirus costringe a chiudere anche il museo più visitato al mondo. I portoni del Louvre, a Parigi, sono rimasti sbarrati per tutto il giorno, domenica, lasciando centinaia di turisti per ore in fila in piedi sotto la pioggia davanti agli ingressi.

In una Francia che sembra avvitarsi sempre di più nella spirale dell’epidemia e che con i suoi 130 casi registrati è ormai uno dei principali punti focali del contagio in Europa. Mentre l’allarme, che intanto continua a isolare sempre di più l’Italia dal resto del mondo, si allarga in altri Paesi del Vecchio Continente come la Germania, la Gran Bretagna e la Spagna.

A trattenere i visitatori fuori dal museo più noto della capitale francese sono state le preoccupazioni di chi ci lavora. I dipendenti hanno esercitato un diritto garantito loro dalla legge francese, in base al quale si può non andare al lavoro se questo rappresenta un pericolo grave per la vita o la salute, dopo che sabato il governo di Parigi aveva annunciato la cancellazione di tutti i raduni con oltre 5000 persone in spazi ristretti. E ora non è chiaro se il museo riaprirà o meno domani.

Iniziano a vedersi intanto le prime conseguenze concrete della decisione presa dagli Stati Uniti, che nel fine settimana hanno innalzato l’allerta nei confronti dell’Italia. Washington ha invitato a evitare i viaggi verso le zone focolaio di Lombardia e Veneto e a riconsiderare in generale gli spostamenti verso la penisola. Le compagnie aeree statunitensi American Airlines e Delta hanno dunque sospeso tutti i voli per Milano sino al primo maggio. Una scelta seguita anche da altri: la Turkish Airlines ha annunciato di avere cancellato i collegamenti per tutta l’Italia e anche l’Uzbekistan ha sospeso tutti i voli.

Il tutto mentre non smette di allungarsi la lista degli Stati che chiudono le frontiere o impongono restrizioni a chi arriva in Italia. L’ultima è stata l’Arabia Saudita: come già deciso in precedenza da Israele, Seychelles, Mauritius, Giordania e Iraq, anche Riad ha vietato l’ingresso ai passeggeri con visto turistico dai Paesi con casi confermati di coronavirus. In Qatar i passeggeri dall’Italia con sintomi saranno trasferiti in ospedale per accertamenti. Bangladesh e Vietnam hanno deciso per quarantene obbligatorie. E si fa sempre più nutrito anche l’elenco dei Paesi dove i primi contagi sono italiani o persone rientrate dall’Italia: da ultimi è toccato alla Repubblica Ceca, con tre casi di persone che erano state nello Stivale, e alla Repubblica Dominicana, dove risulta contagiato un 62enne di Pesaro.

Nel resto d’Europa salgono il numero dei contagi e, in parallelo, la preoccupazione delle istituzioni. Nel Regno Unito, dove al momento sono stati registrati 23 contagi, il premier Boris Johnson presiederà per la prima volta domani una riunione del comitato d’emergenza ‘Cobra’. Per contenere l’epidemia si tengono aperte “tutte le opzioni”, ha sottolineato il ministro della Salute Matt Hancock. I test sono saliti ormai a quasi 12’000 (circa 1000 al giorno negli ultimi giorni) e a destare inquietudine è in particolare il fatto che due delle ultime persone contagiate lavoravano in una scuola elementare e in una scuola materna in Inghilterra. Entrambe le strutture sono state chiuse temporaneamente per precauzione e per essere sanificate.

In Spagna sono invece saliti a 32 i casi di persone contagiate. E la Germania ha visto oggi salire il suo bilancio di casi a 117. Una conta che si aggiorna di ora in ora mentre nel mondo si registrano quasi 3 mila vittime, 87’400 contagiati e – unica consolazione – oltre 42’500 guariti.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR