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Imposizione imprese: aziende preoccupate dopo “no” popolare

ABB pur deplorando l'esito della votazione afferma che il risultato va evidentemente accettato (foto d'archivio). KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Le aziende internazionali con sede in Svizzera sono preoccupate dopo il chiaro “no” popolare di ieri alla terza revisione dell’imposizione delle imprese e invitano le autorità a rimboccarsi le maniche e a mettere rapidamente sul tavolo una soluzione alternativa.

ABB, in una presa di posizione inviata all’agenzia finanziaria AWP, pur deplorando l’esito della votazione afferma che il risultato va evidentemente accettato. ABB vanta in Svizzera un ampio portafoglio di attività: “qui ci troviamo bene e vogliamo rimanere”. “Per il futuro della piazza industriale svizzera è importante che le aziende investano nella ricerca e nello sviluppo in modo da conservare e creare posti di lavoro”.

Sulzer ritiene che il rifiuto popolare non avrà conseguenze sul breve periodo né sull’ubicazione dei siti produttivi, né sull’andamento degli affari. Bisogna ora attendere quale forma prenderà un’eventuale proposta alternativa, ma di partire dalla Svizzera per Sulzer proprio non si parla.

Commenti analoghi da parte di Georg Fischer: niente trasferimenti della produzione all’estero, quindi, perlomeno a breve scadenza. Quanto alle implicazioni che il voto di ieri avrà sugli affari è ancora troppo presto per definirle: tutto dipende dalla nuova proposta che dovrà imperativamente essere elaborata. Georg Fischer afferma che è nel suo interesse disporre in tempi quanto più rapidi di una base legislativa vincolante.

Novartis spiega di aver preso atto del voto “con preoccupazione” e sottolinea che è necessario elaborare una alternativa ai privilegi fiscali non più tollerati sul piano internazionale. “Spetta al parlamento mettere assieme un pacchetto di misure che tengano conto delle inquietudini degli avversari della riforma, ma che nel contempo siano riconosciute internazionalmente e che tutelino, o incrementino, l’attrattiva della piazza economica svizzera”.

Il pericolo è ora che la pressione dall’estero continui a salire. Per le imprese a statuto fiscale cantonale la fattura potrebbe essere salata. L’UE potrebbe infatti varare sanzioni, peraltro già tratteggiate dalla Commissione europea in un documento strategico di inizio 2016, che di fatto si tradurrebbero in una doppia imposizione degli utili aziendali.

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