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Iran: inflazione reale a tre cifre

(Keystone-ATS) In Iran i 12 mesi appena passati si confermano un annus horribilis per l’inflazione innescata, su alcuni prodotti basilari spesso a tre cifre, dal mix di liberalizzazioni condotte sotto il giogo delle sanzioni internazionali contro il programma nucleare di Teheran. Ma, dall’autunno scorso, si nota un rallentamento della corsa dei prezzi fra quelli più in grado di stressare la classe media.

È quanto emerge da un’elaborazione fatta dall’ANSA su un paniere empirico di prezzi rilevati in una zona residenziale della parte centro-settentrionale di Teheran. La rilevazione ha un valore in quanto l’inflazione ufficiale, indicata in 32% per il 2012 dalla Banca centrale, è considerata controversa anche da fonti ufficiose iraniane che, citate dall’agenzia Ilna, stimano il tasso in 37%, ben superiore al 25,2% previsto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) per lo stesso periodo nell’ottobre scorso. Inoltre questo paniere comprende prodotti di largo consumo fra i più potenti nell’alimentare l’inflazione percepita, quella che ha poi maggiore rilevanza a livello politico-sociale.

Nei 12 mesi che hanno preceduto febbraio vi sono stati dunque aumenti oltre il 100% per il pane (tra il 100% e il 118% a seconda del tipo) con un rallentamento però a +16% per il filone integrale da 250 grammi e a 2,8% per la baguette da 180 grammi considerando solo il periodo da ottobre. Aumenti a tre cifre, con un ridimensionamento sotto quota 50%, si notano per il filetto di pollo onnipresente sulla tavola iraniana (+117% in ragione d’anno ma “solo” +21% negli ultimi cinque mesi), burro (+100% ma +17% da ottobre) e zucchine (+136% e +18%).

Sempre fra i prezzi più che raddoppiati, dall’autunno vi sono state anche frenate sotto la soglia del 10% che, per un Paese abituato a inflazioni annue ufficiali anche del 50% come alla metà degli anni Novanta, rappresentano una sostanziale stabilità: latte fresco (da 118% a 3%) e Marlboro rosse, il cui vertiginoso aumento del 218% sul’arco dell’anno si ridotto a +8%.

A trainare l’inflazione, secondo esperti e anche politici iraniani di spicco, oltre a sanzioni e liberalizzazioni è il deprezzamento della valuta iraniana, il Rial, che da cinque mesi continua a valere due terzi di meno (-65%) rispetto all’autunno del 2011.

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