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Iran: miliardario iraniano condannato a morte per corruzione

(Keystone-ATS) Nell’Iran del presidente Hassan Rohani, che della lotta alla corruzione ha fatto il suo cavallo di battaglia, il miliardario Babak Zanjani rischia l’impiccagione per truffa e appropriazione indebita.

Si è intascato quasi tre miliardi di dollari dalle vendite sottobanco del petrolio iraniano, aggirando così le sanzioni internazionali e per questo inserito nelle liste nere di UE e USA.

È stato condannato a morte “per aver diffuso la corruzione nel mondo”, recita letteralmente la sentenza, il crimine più grave per il codice iraniano. Zanjani ha respinto le accuse e potrà ricorrere in appello. Il miliardario, condannato insieme con due complici, dovrà anche a rimborsare la Compagnia petrolifera nazionale e a pagare un’ammenda pari a un quarto della somma rubata.

Arrestato tre anni fa, Zanjani è un personaggio controverso. A soli 42 anni è considerato uno degli uomini più ricchi dell’Iran con un patrimonio che sfiora i 13,5 miliardi dollari, pur se intaccato da ingenti debiti. A leggere la sua biografia si capisce subito che l’ambizione non gli è mai mancata. Figlio di venditori di pelli di pecora, dopo gli studi in Turchia comincia a lavorare nel 1999 come autista del governatore della Banca centrale. Riesce poi a entrare nella Borsa di Teheran e da lì comincia la sua scalata al potere.

Il suo vero business nasce nel 2010 sotto la presidenza di Mahmud Ahmadinejad. Zanjani fiuta che le sanzioni internazionali che martoriavano l’Iran potevano fruttare un bel giro d’affari e così mette insieme una rete di 60 imprese negli Emirati arabi. E da Dubai inizia a commerciare di tutto: dai milioni di barili di petrolio iraniano per conto del governo ai cosmetici, i biglietti aerei e i servizi bancari.

Per questo suo lavoro di promozione dell’Iran sotto sanzione negli anni si è definito un “eroe”, un “soldato economico della Rivoluzione islamica che ha salvato il Paese quando il governo non poteva vendere petrolio”. In un’intervista alla BBC nel 2013 aveva seccamente sminuito i suoi agganci politici. “Io faccio affari, non politica”.

Dopo le elezione di Rohani, il vento cambia. Lo stile di vita ostentato dal miliardario, tra jet privati e macchine di lusso, non passa inosservato e lui finisce nel mirino delle autorità. Zanjani viene arrestato con l’accusa di appropriazione indebita, proprio il giorno dopo che il presidente Rohani aveva deciso una stretta sulla corruzione e ordinato alle autorità di puntare quei “personaggi privilegiati” che “hanno approfittato delle sanzioni” per arricchire le loro tasche.

E mentre il presidente iraniano continua la sua battaglia contro la corruzione oggi dalla Cina è arrivata la notizia che nel 2015 ben 300’000 funzionari del Partito Comunista sono stati colpiti da misure punitive perché colpevoli di corruzione. Di questi, 82’000 sono stati rimossi o espulsi dall’apparato burocratico.

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