Prospettive svizzere in 10 lingue

Isis usa le bombe al cloro, “ecco le prove”

(Keystone-ATS) Un fumo di un arancione vivo che si sprigiona da un’esplosione al lato della strada. È questa, secondo fonti ufficiali irachene, la prova dell’uso da parte dello Stato islamico di bombe al cloro: un agente chimico non pericoloso come i gas nervini, usato in ordigni artigianali in quantità quasi mai letali – almeno non quanto le esplosioni stesse – ma impiegato per provocare il terrore tra i soldati e i civili iracheni.

Alcuni degli ordigni, riferisce la Bbc citando artificieri iracheni, sono stati trovati dall’esercito di Baghdad sulla strada verso Tikrit, la città 130 chilometri a Nord della capitale dove anche oggi le forze governative e le milizie di volontari sciiti combattono per aprirsi la via verso il centro, ancora occupato dallo Stato islamico.

L’emittente, che ha diffuso sul suo sito le immagini delle esplosioni, sottolinea tuttavia che il cloro può essere letale solo se inalato in grandi quantità perché in tal caso brucia i polmoni. Una situazione molto improbabile nelle esplosioni all’aria aperta. Per questo Hamish de Bretton Gordon, un esperto di armi chimiche citato dalla Bbc, si dice convinto che gli ordigni vengano usati come arma “psicologica”.

Il Raed al Jubury, il governatore della provincia di Salahuddin, di cui Tikrit è il capoluogo, ha detto intanto che le forze lealiste continuano a muovere verso il centro della città dopo avere ucciso “decine” di jihadisti e avere neutralizzato sette autobomba guidate da attentatori suicidi. È questa, insieme con i cecchini e gli ordigni lasciati ai lati delle strade, l’arma con cui lo Stato islamico cerca di rallentare l’avanzata dei nemici, che si servono anche di carri armati Abrams e sono protetti dai raid degli elicotteri di Baghdad.

Il ministro della Difesa, Khaled al Obeidi, giunto sulla linea del fronte, ha detto che i lealisti riusciranno ad impadronirsi entro tre o quattro giorni anche del centro di Tikrit. Mentre il governatore Al Jubury ritiene che altre due o tre settimane saranno necessarie per ripulire tutta la provincia di Salahuddin dall’Isis. A quel punto la controffensiva dovrebbe proseguire verso Shirqat, 110 chilometri a Nord di Tikrit, per puntare infine verso Mosul, distante altri 90 chilometri nella stessa direzione. Ma i tempi necessari non sono ancora noti.

Intanto nella vicina Siria il conflitto civile, che ha già provocato almeno 220’000 morti – e di cui l’Isis ha approfittato per impadronirsi di vaste porzioni di territorio nel Nord del Paese – entra nel quinto anno senza che si intraveda alcuna possibilità di pacificazione.

Ventuno organizzazioni umanitarie, tra cui Save the Children e Oxfam, hanno accusato oggi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu di avere fallito nella protezione dei civili. E un altro rapporto compilato dall’Onu e dal Syrian Center for Policy Research afferma che l’80% dei siriani è in povertà a causa della guerra e l’aspettativa di vita è stata ridotta di 20 anni. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) sottolinea che quasi 4 milioni di siriani sono profughi nei Paesi vicini e quasi 8 milioni sono sfollati all’interno del Paese. A farne le spese, come sempre, sono soprattutto i bambini. L’Unicef afferma che 2 milioni vivono in aree della Siria tagliate fuori dall’assistenza umanitaria, mentre 2,6 milioni non vanno a scuola e altri 2 milioni vivono come rifugiati in Libano, Turchia, Giordania e altri Paesi. In Iraq più di 2,8 milioni di bambini sono ostati costretti a lasciare le proprie case e molti altri sono intrappolati in aree controllate da gruppi armati.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR