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Israele: “guru” accusato di schiavismo e abusi sessuali

(Keystone-ATS) TEL AVIV – Riduzione in schiavitù, abusi sessuali, stupri. Queste le accuse mosse dal tribunale israeliano distrettuale di Tel Aviv a Goel Ratzon, il capo di una setta nel cui harem la polizia israeliana aveva trovato un mese fa 21 concubine e una cinquantina di figli.
Nell’atto d’accusa di cui oggi è stata data lettura Ratzon, 59 anni, è accusato fra l’altro di aver “ridotto in schiavitù” le donne che vivevano con lui e di aver abusato sessualmente di almeno due figlie, “anche quando erano minorenni”.
Ratzon respinge le accuse e contesta quella che definisce l'”intrusione” della polizia e dei servizi sociali israeliani all’interno della sua “famiglia”.
Secondo l’atto di accusa, la “famiglia” di Ratzon è andata costantemente espandendosi a partire dal 1991. I servizi sociali erano da tempo al corrente della sua esistenza ma, nel clima di totale omertà che l’uomo era riuscito a imporre alle sue mogli, non avevano trovato appigli sufficienti per chiedere l’intervento della polizia. Solo di recente sono riusciti ad ottenere la collaborazione di alcune donne della setta.
Secondo l’accusa, Ratzon “ha volutamente instillato nelle donne una percezione molto distorta della realtà, inducendole a credere che la loro personalità, la loro essenza e la loro vita fisica e mentale derivavano da lui”. Le ha così spinte ad adorare la sua persona e ad aspirare a “donargli figli”, tutti chiamati con varianti del nome Goel (salvatore, in ebraico). Ratzon, aggiunge l’accusa, ha mantenuto sulle donne “un dominio assoluto”, fino a segregarle “in condizioni di schiavitù”.
Dopo l’arresto di Ratzon, avvenuto il mese scorso, la polizia ha temuto che alcune donne che vivevano con lui potessero tentare il suicidio. Ma ne frattempo alcune si sono dette pronte a deporre contro di lui in tribunale e, secondo la stampa, hanno già cancellato dal loro corpo i vistosi tatuaggi che si erano fatte fare per esaltare il “guru”.

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