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Italia: Conte assolto, vince abbreviato, esce da calcioscommesse

Antonio Conte può sorridere Keystone/EPA DPA/ANDREAS GEBERT sda-ats

(Keystone-ATS) Antonio Conte rischia e vince.

Potrà andare agli Europei di Francia senza la spada di Damocle di un’accusa per frode sportiva, per quando era allenatore del Siena, che poteva costargli sei mesi con la condizionale, se il giudice per le udienze preliminari (gup) di Cremona Pierpaolo Beluzzi avesse accolto la richiesta del procuratore Roberto Di Martino.

Vincente la scelta del processo con rito abbreviato, deciso “allo stato degli atti” raccolti in questi quasi cinque anni di inchiesta che ha scoperchiato un nuovo caso calcioscommesse e che ha coinvolto oltre cento tra calciatori, tecnici e dirigenti di Serie A, B e Lega Pro.

Sorte diversa per chi non aveva scelto riti alternativi e deve rispondere di associazione a delinquere: una cinquantina sarà processata dal prossimo 6 dicembre. Tra questi il laziale Stefano Mauri, l’ex bomber della nazionale italiana Beppe Signori e l’ex capitano dell’Atalanta Cristiano Doni.

Destino ancora diverso per chi doveva rispondere solo di frode sportiva per le singole partite truccate (tra questi l’ex allenatore di Atalanta e Udinese Stefano Colantuono): l’inchiesta è diventata uno “spezzatino” con la trasmissione degli atti alle Procure competenti per ogni match : Roma, Bergamo, Crotone e molte altre.

Per il giudice Beluzzi, che ha assolto Conte e il suo vice al Siena e in Nazionale, Angelo Alessio, il fatto, ovvero la “combine” del 29 maggio del 2001, esiste, ma Conte non lo ha commesso.

“Non emergono elementi per ritenere che sia Conte sia Alessio – scrive – fossero a conoscenza di operazioni di ‘scommesse’ collegate al risultato concordato della partita Albinoleffe-Siena, né tanto meno di ‘corruzioni’ (promesse e o dazioni di denaro) a qualche giocatore coinvolto”. Esiste un “quadro gravemente deficitario” della “prova della conoscenza” da parte di Conte e Alessio “del sistema calcioscommesse. Così l’assoluzione per “mancanza o contraddittorietà della prova”, in base all’articolo 530 del Codice di procedura penale. Riecheggiano gli argomenti dei legali di Conte, Leonardo Cammarata e Francesco Arata, quando, durante sostennero che “quelli di Carobbio (Filippo, uno dei pentiti dell’inchiesta, ndr) e quello di Conte sono due universi diversi”.

Sgomberato il campo da una partecipazione al “sistema”, il discorso è più articolato sull’ipotesi “alternativa” del pubblico ministero secondo la quale Conte avrebbe dato un “benestare” alla combine di Albinoleffe-Siena del 2011, e quindi avrebbe mostrato una “sostanziale indifferenza” o “un “laissez-faire”. Qui il giudice rileva “un difetto di prova”.

“L’analisi – scrive il gup nel provvedimento – ‘si sposta’ sulla prova, in questa sede, di alcuni presupposti: che Conte sapesse effettivamente dell’accordo; che Conte sapesse quali giocatori partecipassero a tale accordo e che Conte fosse nella materiale possibilità di sostituire tali giocatori con altri non coinvolti”.

“In relazione a tutti questi punti – spiega – ritiene questo Ufficio che sussista un difetto di prova, non suscettibile di valida integrazione attraverso una istruttoria integrativa in questa sede”. Per Albinoleffe-Siena del 29 maggio 2011 sono già intervenuti alcuni patteggiamenti e gli atti riguardanti la presunta frode sportiva saranno trasmessi alla Procura di Bergamo. In questi anni erano usciti di scena, perché archiviati, altri “big”: anche Gennaro Gattuso e Bobo Vieri, quest’ultimo difeso dall’avvocato Danilo Buongiorno.

Il procuratore Roberto Di Martino ha dubbi sull’impugnazione della decisione del giudice, in particolare sulle singole ipotesi di truffa sportiva: “Si tratta di reati in gran parte destinati a prescrizione”, ma “l’impianto accusatorio ha retto”, ha aggiunto, e “gli imputati per associazione a delinquere saranno processati”.

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