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Italia: corruzione, arrestati colonnelli Gdf e dirigenti Entrate

(Keystone-ATS) Tangenti per almeno 250’000 euro. Tanto avrebbero ‘incassato’ alti ufficiali della Guardia di finanza italiana e uomini dell’Agenzia delle Entrate per ‘alleggerire’ le multe per evasione fiscale dovute da imprenditori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.

Si tratta di un altro episodio di corruzione “seriale e sistematica” emerso da una costola del capitolo ‘Mose’, sviluppato dagli stessi uomini di quella maxi-inchiesta, e che ha portato all’arresto di 16 persone, due delle quali ai domiciliari – ha spiegato il procuratore Bruno Cherchi.

Molti sono gli arresti eccellenti: due tenenti colonnello della Guardia di finanza, tre dirigenti dell’Agenzia italiana delle Entrate ed un giudice tributario della Commissione veneta.

Ai 16 indagati il giudice dell’indagine preliminare (Gip) ha sequestrato complessivamente in via cautelare 440’000 euro, cioè l’insieme delle somme pattuite nella corruzione, anche se non tutte effettivamente versate.

In sostanza, i dirigenti delle Entrate facevano le verifiche, i finanzieri gestivano i contatti, e alla fine gli imprenditori soggetti a indagine si trovavano a pagare sanzioni molto ridotte in cambio di denaro, favori e regali.

L’inchiesta è nata da una intercettazione nell’ambito del Mose; le due vicende però non sono legate. In manette, tra gli altri, sono finiti il tenente colonnello della Gdf Vincenzo Corrado, in forza a Venezia, il suo pari grado Massimo Nicchiniello (quest’ultimo ora a Siracusa). E poi Elio Borrelli, ai vertici dell’Agenzia delle entrate prima a Venezia, ora in Abruzzo, Christian David e Massimo Esposito, rispettivamente responsabile delle verifiche ed ex direttore dell’Agenzia di Venezia e un giudice tributario, Cesare Rindone.

Nelle carte spunta anche Cattolica Assicurazioni di Verona, per un accomodamento su una pendenza fiscale di 8,8 milioni di euro diventati alla fine 2,6; ‘accordo’ che avrebbe visto coinvolti per Cattolica Albino Zatachetto, ex dirigente, e Giuseppe Milone (entrambi indagati) e come corruttori il colonnello Corrado e Christian David (Entrate), che avrebbero avuto due Rolex del valore totale di 20’000 euro, e il giudice Rindone.

L’inchiesta, durata oltre due anni con intercettazioni, pedinamenti e incroci di dati, ha portato alle accuse, a vario titolo, di corruzione, accesso abusivo a materiale informatico e violazione di segreto d’ufficio.

Tra i casi macroscopi di ‘sconti’ fiscali dietro corruzione, quello di un imprenditore edile di Chioggia (Venezia) che accettata la corruzione ha visto la richieste del Fisco passasse da 41 milioni di euro di sanzione a 8 milioni. C’erano poi altri modi per alleggerire il conto con l’Erario; allo stesso imprenditore la notifica, ad esempio, veniva fatta giungere in ritardo, consentendogli di incassare Iva per 600’000 euro.

Molti altri sono gli episodi corruttivi contestati dalla Procura: due funzionai dell’Agenzia si sarebbero fatti consegnare 50’000 euro per ‘accomodare’ un accertamento tributario. Nel caso di due società di Venezia, una immobiliare e una di trasporti, una mazzetta da 40’000 euro avrebbe avrebbe permesso di abbassare una sanzione da 13 milioni di euro a 3,7 milioni.

Infine, sempre il colonnello Nicchiniello, all’epoca in servizio alla Tributaria di Udine, e il colonnello Corrado, avrebbero ‘accomodato’ la verifica nella ‘Burimec’ spa di Buttrio (Udine) in cambio di alcune cene in ristoranti di lusso e dell’assunzione del figlio di Corrado nella stessa azienda.

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