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Italia, Expo: imprenditore Maltauro: c’era sistema tangenti

(Keystone-ATS) “C’era un sistema basato sulle tangenti e io per poter lavorare mi adeguavo e pagavo”. È quanto, in sostanza, avrebbe detto l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, interrogato per nove ore dai pm di Milano nell’ambito dell’inchiesta su presunti appalti truccati e sospette mazzette per i lavori di Expo, della Sogin e della sanità lombarda.

Da Maltauro è arrivata, dunque, una conferma all’impianto accusatorio e al sistema gestito dalla cosiddetta “cupola degli appalti”.

Maltauro, uno degli arrestati interrogato dal pm Claudio Gittardi, sta ricostruendo in modo dettagliato il sistema delle tangenti che i manager della sua impresa di famiglia sarebbero stati costretti a pagar, dando anche alcune cifre: lui stesso avrebbe versato 1,2 milioni.

Rivelazioni ‘pesantì, come sembra confermare la circostanza che il contenuto dell’interrogatorio è stato secretato. Un interrogatorio definito dagli investigatori “molto interessante” e “utile” per le indagini. Stando a quanto è in qualche modo trapelato, l’imprenditore avrebbe ribadito quanto detto davanti al gip durante l’interrogatorio di garanzia, cioè di aver vissuto una esperienza analoga a quella di ‘Mani pulitè, quando collaborò quasi subito con i magistrati dopo essere stato arrestato. Anche in quel caso, aiutò i pubblici ministeri a ricostruire le loro ipotesi di accusa.

Riesplode intanto la polemica nella magistratura milanese tra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo, col secondo che accusa il primo di aver “detto il falso”.

Con una nota inviata al Consiglio superiore della magistratura (Csm), Robledo ha risposto alle accuse mossegli da Bruti Liberati di avere determinato “un reiterato intralcio alle indagini” sull’Expo: per il procuratore aggiunto l’episodio del ‘doppio pedinamentò di cui aveva parlato Bruti non è mai avvenuto e, a sostegno della sua tesi, ha fornito una prova documentale all’organo di autogoverno della magistratura. Robledo ha chiesto poi di essere sentito dal Csm.

Infine, torna in scena Primo Greganti, che ha annunciato un “memoriale” per difendersi “dalle accuse” che l’hanno portato nel carcere di Opera, dove da giovedì scorso sta vivendo “un’ingiusta detenzione”. Un memoriale, spiega il suo legale Roberto Macchia, “che sarà depositato prima o in contemporanea con l’interrogatorio” davanti ai sostituti procuratori Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, la cui data non è stata ancora fissata.

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