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Italia: il governo Letta ottiene fiducia al Senato

(Keystone-ATS) Silvio Berlusconi ci ha ripensato e ha votato questo pomeriggio la fiducia al governo di Enrico Letta, ma non è riuscito a fermare la deriva del suo Popolo della libertà (PdL) che si è – apparentemente – spaccato in più tronconi, per il sì, per il no, per l’astensione e per l’assenza dall’Aula del Senato, da dove il governo è uscito più forte: 235 sì e 70 no. E’ stato il momento culminante di una giornata che Letta già di prima mattina aveva definito “storica e drammatica”.

Poco dopo 25 senatori eletti nel PdL avevano firmato per la fiducia al governo, ma nella riunione di quel che resta del gruppo azzurro, era passata la decisione di votare la sfiducia.

Letta, nella replica, ha sancito la nascita di una “nuova maggioranza”. Ma molti nel PdL-Forza Italia non sembravano convinti, tanto che intorno all’una e mezzo è arrivato il colpo di scena. Parlando in aula, a sorpresa il Cavaliere ha annunciato il voto per la fiducia deciso “non senza travaglio”, perché “l’Italia ha bisogno di un governo che produca riforme istituzionali e strutturali”. Una scelta che però non ha chiuso la partita perché in molti tra i fedelissimi del Cavaliere – come Bondi, Nitto Palma e Mussolini – hanno scelto di abbandonare l’aula.

L’annuncio della fiducia del PdL al governo non ha stemperato il clima di tensione al Senato. Il capogruppo del Pd Luigi Zanda ha accusato Berlusconi di volere “nascondere la sconfitta politica” ribadendo che “si forma una nuova maggioranza indipendentemente da operazioni tattiche e furbesche”.

Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia, grande alleato e strenuo difensore di Berlusconi fino all’ultimo, ha annunciato per stasera la creazione di gruppi parlamentari autonomi, ma non poi così distanti dal PdL e da Forza Italia, il partito che Berlusconi ha rimesso in piedi.

La fiducia al governo Letta ha messo le ali alla Borsa di Milano: l’indice Mib si è impennato dopo il sì di Berlusconi, mentre gli altri listini europei erano deboli.

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi si è chiesto: “perché siamo arrivati a questo punto mettendo in fibrillazione i mercati? Dateci un Paese normale e vi faremo vedere noi cosa siamo capaci di fare”.

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