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Italia: Moro; nuova inchiesta via Fani, 7 indagati

(Keystone-ATS) Il “delitto infinito”, il caso Moro, ha un nuovo scossone. Ci sono 7 indagati per un reato commesso durante il rapimento del Presidente della Democrazia cristiana italiana, il 16 marzo del 1978.

Qualcuno dei brigatisti sparò contro un’auto che era presente pochi attimi dopo l’operazione. Una ipotesi di reato che non sarebbe direttamente collegata al rapimento ma che ha permesso alla Procura di iscrivere nel registro degli indagati 7 “storici” Br già indagati e condannati (non tutti) per la partecipazione alla operazione di via Fani.

A dare la notizia è stata la Gazzetta di Reggio e la conferma della indagine aperta della Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma e dei suoi contorni molto concreti è stata data anche dall’avvocato Valter Biscotti, che rappresenta i familiari degli uomini della scorta caduti in via Fani.

La Procura generale ha aperto un fascicolo nato nell’ambito della inchiesta sulla moto Honda in via Fani. “Abbiamo letto con grande interesse l’articolo pubblicato dal giornalista Tiziano Soresina dove si rivela che Franco Bonisoli, Mario Moretti, Barbara Balzerani, Valerio Morucci, Adriana Faranda, Raffaele Fiore e Raimondo Etro (tutti da tempo in libertà) sono stati indagati dalla Procura generale di Roma.

La novità è a dir poco straordinaria: i sette Brigatisti sono indagati in ordine ad un reato ‘commesso nell’ambito della strage di via Fani e del rapimento e dell’omicidio dell’onorevole Aldo Moro'”, ha spiegato l’avvocato Biscotti.

“È stato chiesto ai Br di sottoporsi ad un interrogatorio al quale si sono sottratti. Come si capisce sono indagati i membri del commando di via Fani tranne Casimirri, Loiacono, Algranati e Gallinari deceduto. Più Raimondo Etro. Questo vuol dire che la dinamica della strage è da riscrivere? Le indiscrezioni relative alle indagini in corso parlano di spari contro una macchina misteriosa in via Fani e contro cui sarebbero stati esplosi dei colpi, il che avrebbe costretto l’auto ad allontanarsi”.

L’avvocato aggiunge: “Domande legittime. Se furono i brigatisti a sparare, Chi c’era su quella macchina? Si procede per tentato omicidio? Ma allora è concreta l’ipotesi che i brigatisti in via Fani non fossero soli?”.

La questione degli orari effettivi di arrivo delle varie macchine della polizia e dei carabinieri in via Fani (su chi altro avrebbero potuto eventualmente sparare i Br?) è oggetto anche di un capitolo della prima relazione della Commissione Moro in cui si registrano le molte anomalie e contraddizione sugli orari fino ad ipotizzare che grazie ad una segnalazione anticipata una macchina delle forze dell’ordine possa essere arrivata ad operazione in corso il che spiegherebbe l’inchiesta che ipotizza, probabilmente, un reato di tentato omicidio.

L’iscrizione dei Br avrebbe quindi il valore di un chiarimento su modi tempi e “presenze” a via Fani a oltre 38 anni dai fatti. Da notare che tra gli iscritti nel registro degli indagati mancano due britatisti, Casimirri e Lojacono (che risiede in Svizzera dove ha preso la cittadinanza come nome Alvaro Baragiola ndr.), ufficialmente condannati per la strage e ne è presente uno, Raimondo Etro, che invece non è entrato nel “pacchetto” dei nomi degli operativi del 16 marzo.

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