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Italia: torna in carcere Mamma Ebe, esorcismi e truffe a malati

(Keystone-ATS) PISTOIA – Ha ricominciato. O meglio, non ha mai smesso. A 77 anni suonati, mamma Ebe è riemersa dalle pagine di una cronaca del passato, ‘santona’ e presunta imbrogliona come al tempo che fu. O almeno così ritengono i carabinieri di Pistoia, che oggi l’hanno arrestata di nuovo, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’abuso di professione medica. Insieme a lei sono finite in manette il compagno di sempre, Gabriele Casotto, 55 e un loro collaboratore di 30 anni.
La storia è quella di sempre. I nuovi atti degli investigatori narrano di benedizioni via telefono, esorcismi, massaggi purificatori, agopunture o pomate fatte in casa per curare un po’ di tutto, dalla dermatite al cancro. In cambio, offerte spesso di valore contenuto, dai 50 ai 100 euro. I carabinieri raccontano che a villa Gigliola, a San Baronto, nel comune di Quarrata (Pistoia), storica residenza di mamma Ebe, c’é sempre stato un vero e proprio pellegrinaggio. L’attività della santona, in pratica, non sarebbe stata interrotta nemmeno dopo le vicissitudini giudiziarie del passato. O almeno, questo dimostrerebbero i beni che le sono stati sequestrati: si parla di un valore che supera i 10 milioni di euro, fra cui una villa con 19 stanze.
Secondo i militari, a lei si rivolgevano centinaia di persone, di tutte le età, anche genitori che facevano benedire per telefono i figli piccoli, solo per farli smettere di piangere. Ma c’era anche chi partecipava ai riti pseudo-religiosi, purificatori, un po’ esoterici, che mamma Ebe organizzava nella sua villa. Ad aiutarla 14 collaboratori, fra segretarie, massaggiatori, factotum. Ora son tutti indagati.
Un film già visto. Mamma ‘Ebe”, bolognese, divenne famosa negli anni ’80, quando su di lei furono aperte inchieste in varie parti d’Italia. Si era fatta fama di santona e guaritrice. Nelle case gestite dalla organizzazione (in Piemonte, Toscana ed Emilia Roamgna), si raccontò, si sarebbero consumati gravi abusi fisici e psichici, sotto forma di trattamenti medici e riti religiosi sui malati, ai quali sarebbe stato estorto denaro in cambio della promessa di guarigione.
Denunciata una prima volta nel 1980 per sequestro, venne processata e condannata nel 1984, a Vercelli. Fu la prima sentenza di una lunga carriera giudiziaria, che finora si era interrotta il 2 ottobre 2009, con un rinvio a giudizio a Pistoia.

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