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Juncker stretto tra pressing PE e nuovo direttorio

Jean-Claude Juncker sotto pressione KEYSTONE/AP/VIRGINIA MAYO sda-ats

(Keystone-ATS) Il ritmo forzato, imposto a Bruxelles dal successo della Brexit, sembra far soffrire Jean-Claude Juncker, che oggi appare più accerchiato che mai.

Sin dal suo insediamento, aveva promesso ‘un nuovo iniziò, un profilo ‘politicò non ‘burocratè del suo incarico. Oggi però il Presidente della Commissione Ue appare in affanno in questo passaggio cruciale per il futuro della Ue. 61 anni, ex premier lussemburghese, vecchia volpe delle istituzioni europee, si trova in queste ore stretto in un angolo, pressato da un lato dall’impazienza del Parlamento europeo che chiede tempi certi per il ritiro britannico, dall’altro dal rinnovato protagonismo di un inedito gruppo di testa tra i leader degli Stati membri.

A metterlo in difficoltà non sono tanto le voci sulle sue cattive condizioni fisiche, sempre le stesse da mesi, quanto la nascita di questo nuovo ‘direttoriò. Un organismo, alla quale partecipa anche l’Italia, che, nel momento in cui muove i primi passi, sembra già averlo messo in secondo piano, sulla via della ‘rottamazionè.

Non è un caso che sia proprio Juncker, oggettivamente, il ‘grande assentè alla riunione a tre, Francia, Italia e Germania, convocata per lunedì a Berlino da Angela Merkel. Per rappresentare Bruxelles, la Cancelliera ha invitato il Presidente del Consiglio Ue, il polacco Donald Tusk. Un’esclusione che brucia al leader lussemburghese che reagisce secco, ricordando, in un’intervista alla Bild, che “l’Europa non sarà determinata in futuro da nessun altro trio, così come non è stata determinata dalla Gran Bretagna”.

Tuttavia, la sua esclusione suggerisce che lo ‘slittamento geograficò che ha imposto la scossa del referendum britannico stia cambiando anche gli equilibri all’interno delle istituzioni di Bruxelles. Ieri, a caldo, è stato il Parlamento europeo, l’unica realtà democraticamente eletta, a stringere i tempi, raggiungendo a tempo di record l’accordo su una risoluzione che chiede con forza tempi rapidissimi per il recesso britannico, un immediato chiarimento del ruolo del commissario Hill e perfino una revisione dei Trattati pur di dare risposte ai cittadini ed evitare l’effetto ‘dominò.

Sino a quel punto della giornata, Juncker s’era limitato a rispondere con un laconico ‘no, grazie a tuttì a chi gli chiedeva se il referendum fosse ‘l’inizio della finè. Nessuno ipotizza una sua uscita di scena, che aggiungerebbe macerie a macerie. Ma quello che è certo è che per Juncker arriveranno altri giorni difficili.

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